Si arroventa il clima politico dopo che il Comune di Vasto ha aderito al sistema di accoglienza dei migranti. Giovani in movimento fa affiggere in città manifesti polemici nei confronti dell’amministrazione comunale di centrosinistra.
“La città di Vasto ha registrato, in questi mesi, un afflusso di profughi o presunti tali, che alloggiano in appartamenti, hotel, ville, e che di giorno e di sera, senza alcun controllo da parte di chi ha la responsabilità, vagano per la città”, scrive in un comunicato Marco di Michele Marisi, responsabile dell’associazione dei giovani di centrodestra. “Il tutto, nel silenzio prima del sindaco Luciano Lapenna, ora del primo cittadino Francesco Menna, che non hanno mai alzato la voce con la Prefettura, la quale continua ad autorizzare ovunque l’apertura di Centri di accoglienza, in una città la cui ospitalità dovrebbe essere solo e soltanto quella turistica”.
Secondo Giovani in movimento, l’adesione allo Sprar, sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati, è “un provvedimento volto sostanzialmente a stabilizzare i profughi o presunti tali” e “nella stessa delibera di Giunta – sottolinea il referente dell’associazione – si sottolinea come il Comune di Vasto non abbia ‘immobili di proprietà da destinare all’accoglienza e alla soluzione alloggiativa’, motivo per cui nulla cambia rispetto alle criticità registrate finora con Centri di accoglienza aperti financo vista mare.
E poi è piuttosto ridicolo definire l’adesione al progetto ministeriale un modo per limitare gli arrivi, perché l’esperienza dello S.p.r.a.r. è stata fallimentare in altri comuni che l’hanno sperimentata, portando addirittura sindaci stessi a non rinnovare il progetto per ulteriori anni”.
Secondo Marco di Michele Marisi, “il sindaco di Vasto, piuttosto che deliberare l’adesione allo S.p.r.a.r., avrebbe dovuto cercare fondi per la costruzione di alloggi popolari per chi, vastese, non ha più una casa; avrebbe dovuto deliberare maggiori aiuti in favore delle fasce svantaggiate della città; avrebbe dovuto prendere provvedimenti per accrescere il livello di sicurezza. Avrebbe dovuto, così come hanno fatto altri sindaci, ribellarsi a chi, dall’alto dei palazzi governativi, continua a creare tensioni sociali e ad alimentare il business dell’accoglienza”.