La parola maldigesta sulla facciata della chiesa di Sant’Antonio di Padova è spenta. Di “Santuario Divina Misericordia” restano accese solo le ultime due parole, un caso? L’enorme scritta luminosa visibile anche dalla Statale 16 è incompleta.
Ci sarebbe proprio il termine “Santuario” al centro della situazione di gelo creatasi all’interno della Diocesi Chieti-Vasto e sfociata nella diserzione completa di un evento che comune non era. Ieri, per l’inaugurazione della copia della Sacra Sindone, almeno nelle prime speranze del parroco don Stellerino D’Anniballe, dovevano esserci le autorità religiose e civili del caso, invece non c’era nessuno.
Come era già circolato negli ambienti vicini alla parrocchia, il cardinale Edoardo Menichelli non ha raggiunto Vasto a causa di un malanno che lo avrebbe colpito nei giorni scorsi e comunicato mercoledì mattina. Erano assenti, però, anche gli altri sacerdoti della città e del circondario e i sindaci di Vasto e Chiauci, comunità fra le quali l’anziano sacerdote auspicava un gemellaggio all’insegna della Sacra Sindone [GUARDA IL VIDEO].
Una delle poche riproduzioni al mondo – secondo il parroco – è stata donata alla chiesa di Sant’Antonio dai Cavalieri dell’Ordine della Spada e del Silenzio; il benefattore è di Chiauci (Isernia). Una donazione “alla Città del Vasto” salutata come “unica” dall’anziano sacerdote che per questo ha affermato che “La storica Chiesa di Sant’Antonio di Padova consolida il titolo di Santuario della Misericordia perché alla presenza del quadro della divina Misericordia che viene da Cracovia si unisce il telo della Sacra Sindone così come quella originale custodita a Torino”.
Dichiarazioni apposte nero su bianco anche sui manifesti che annunciavano l’evento di ieri e che a quanto pare avrebbero fatto storcere i nasi di alcuni colleghi che si sarebbero poi rivolti direttamente a monsignor Bruno Forte.
Da qui la moria di ospiti per l’attesa inaugurazione. Nei giorni scorsi don Stellerino al Messaggero Abruzzo aveva ammesso in parte l’errore: “Se ho fatto una gaffe chiedo scusa, ma non era mia intenzione usare in maniera indebita il termine Santuario. Ogni chiesa, il cuore di ciascun cristiano è un santuario, per cui non vedo motivo di tanto scandalo tra i miei confratelli. Mi spiace per chi tra loro non si è degnato neanche di farmi notare questo mio, chiamiamolo errore, ma tant’è”.
In una chiesa gremita di fedeli – ma vuota nei posti riservati – don Stellerino ha spiegato come il Cardinale Menichelli fosse alle prese con la febbre, ma le espressioni dei parrocchiani più vicini al prete 87enne hanno fatto sospettare ben altra verità. “Mons. Forte – ha concluso – è assente perché aveva preso già molti impegni da novembre, ma ci siamo noi con la nostra fede” e questo basta.