Le statistiche del Ministero dell’Interno rincuorano in tema di “sicurezza” ed i dati di andamento della “delittuosità”, in Italia, mostrano un calo nel totale dei reati: dai 2.802.388 del periodo agosto 2011/luglio 2012, ai 2.416.588 del periodo agosto 2015/luglio 2016. Omicidi, rapine e furti, tutti in diminuzione nel periodo in esame.
Per i curiosi:
http://www.interno.gov.it/sites/default/files/modulistica/ferragosto_2016.pdf
Molto bene, tutto bene! Allora c’è da convincersi che la sensazione di crescente insicurezza, nelle nostre città, è determinata soltanto da un dato psicologico, dalla crescente emozione popolare che si determina all’indomani di singoli fatti criminosi. Si chiama “percezione”: avvertiamo uno stato di disagio e, parlandone, siamo noi stessi ad alimentarlo.
Perché mai dovremmo immaginare non veritieri i dati ufficiali? Noi che leggiamo giornali e siti web d’informazione (ma che non archiviamo per far statistiche) prendiamo atto, giorno per giorno, di ciò che accade nella regione, nella nostra città e nel suo territorio circostante. Resta il fatto, però, che la nostra “percezione” di insicurezza è crescente. Sarebbe interessante conoscere gli andamenti regione per regione e per le maggiori città abruzzesi, potremmo almeno verificare, considerando il dichiarato, complessivo e migliorato trend nazionale, quali siano i territori “virtuosi” e quelli meno.
Molto bene, tutto bene! Eppure, le Forze dell’Ordine dichiarano di non arrivare ad esercitare il puntuale controllo del territorio con il personale ed i mezzi a disposizione; eppure, la crescente immigrazione qualche problema in più pur l’ha creato; eppure, sempre più Sindaci in Italia (ma anche in Abruzzo) chiedono l’intervento dell’Esercito sul proprio territorio, almeno per le attività di prevenzione; eppure, la chiusura di alcuni Tribunali alimenta motivi di preoccupazione; eppure, si avverte forte lo scadere dei rapporti sociali nelle comunità cittadine; eppure, aumenta l’installazione di telecamere di controllo nei luoghi pubblici; eppure, la sera e ad ora tarda, sempre meno persone frequentano le piazze e le strade; eppure, è crescente il numero di amici e parenti che ci riferiscono di aver subito furti nelle case (anche se dai mezzi di comunicazione, spesso, non se ne ha neanche più notizia, forse per non alimentare preoccupazioni o per riservatezza); eppure, le raccomandazioni circa il non fidarsi di sedicenti controllori di contatori nelle case si infittiscono; eppure, i figli più piccoli, a scuola o a fare sport, preferiamo accompagnarli; eppure, i negozianti, alla chiusura, una preghiera di salvaguardia in più la fanno; eppure, in strada e per preservare, le signore hanno cambiato stile nel portar la borsa. Eppure o nonostante, resta il fatto che quanto su descritto ha modificato le nostre abitudini di vita, giorno per giorno e nel degradare della quotidianità.
Sarà, forse, per questi accorgimenti e per la crescente personale attenzione posta dalla popolazione che il Ministero dell’Interno è messo nelle condizioni di dichiarare diminuito il totale degli atti delittuosi? Qualcuno potrà pure trarne motivo di soddisfazione ma cosa resta della meno statisticamente misurata qualità della vita?
Non è forse più importante utilizzare mezzi ed adottare misure che si pongano quale obiettivo non la semplice e pur difficoltosa barriera a fatti delittuosi ma una vera inversione di tendenza che riconsegni tranquillità, magari anche solo “percepita”, per dirla nei termini di chi ritiene che, in fondo, vada… molto bene, tutto bene?! Non basta più il controllo, l’iniziativa dev’essere diversa.
Se la “delittuosità” fosse improvvisa e veemente, genererebbe contromisure di uguale intensità ed invece essa s’insinua, lenta e costante, sottilmente velenosa, modificando i costumi e così abituando ad un nuovo ma peggiore senso comune.
C’è poco da filosofeggiare, tra “statistiche” e “percezioni”. E’ colpevole compiere sforzi soltanto per riposizionare la soglia della “normalità” a livelli sempre più bassi. Le generazioni a venire, in Abruzzo come nel Lazio, a Vasto come a Milano, ce ne faranno colpa, sempre che permanga in loro un sufficiente stato di coscienza.