La violenza non è solo quella dell’uomo sulla donna. A scuola si parli di violenza a 360 gradi. A chiederlo è Antonio Borromeo dell’associazione Papi Gump – per i diritti dell’infanzia e della famiglia, noto per le sue Marce per la bigenitorialità, che da Vasto lo hanno condotto a piedi in tutta Italia e all’estero, fino a giungere ai palazzi dell’Unione europea.
Borromeo scrive una lettera aperta alla dirigente scolastica del polo liceale Mattioli di Vasto, dopo l’iniziativa del 16 novembre, quando “presso l’auditorium si è parlato di femminicidio”.
Borromeo si schiera apertamente contro quello che, secondo lui, è un luogo comune, ossia che “la donna è santa. l’uomo bestia”, e che “la violenza è di sesso maschile”.
“Nessuno – scrive nella lettera aperta – può arrogarsi il diritto di essere padrone del corpo, della mente, della libertà di un’altra persona, uomo o donna che sia. È inaccettabile ogni singola vita persa a causa della possessività altrui.
Deve essere inaccettabile per l’intera società civile, la grande maggioranza: decine di milioni di cittadine e cittadini responsabili, uniti nello schierarsi contro una minoranza deviante. Perché di questo si tratta: per quanto terribile possa essere il fenomeno, resta estremamente circoscritto ad una sparuta minoranza di barbari criminali. Ciò che sorprende è come da questa sparuta minoranza si faccia nascere l’esigenza di rieducare l’intera popolazione maschile del Bel Paese.
Quaranta, 50 trogloditi all’anno, e spesso di altre Nazioni e quindi altre culture, a fronte di una popolazione maschile di circa 28 milioni di individui, e tutti gli Italiani diventano potenziali criminali, senza distinguo.
Amnesty International, un’organizzazione non governativa indipendente, scrive: ‘La campagna globale di Amnesty International contro la violenza sulle donne ha fatto uso dell’affermazione, attribuito al Consiglio Europeo, secondo cui la violenza domestica è la prima causa di morte per le donne, genera più decessi del cancro e degli incidenti stradali. Questa affermazione non
corrisponde ai dati cui si riferisce, viene quindi cancellata dal materiale di Amnesty International’.
Nonostante l’ammissione di Amnesty, nell’immaginario collettivo questa realtà costruita su false
informazioni permane e contribuisce a creare un rapporto inscindibile ed errato tra violenza e sesso maschile, un’addizione che trasforma la violenza in violenza di genere e ‘chi parla di violenza di genere non è contro la violenza ma è contro un genere’: ne è un esempio la campagna pubblicitaria a difesa delle donne di Oliviero Toscani dove vengono ritratti due bambini, un maschietto e una femminuccia, lui si chiama Mario e sotto la sua figura viene riportata la scritta ‘Carnefice, care mamme’, mentre sotto la figura della bimba che si chiama Anna viene riportata la scritta: ‘Vittima’.
Ovviamente non è dato di sapere cosa diventerà quel bambino da adulto: potrà essere un medico o un magistrato, un sacerdote o un monaco buddista, un filosofo o un poeta, persino un Nobel per la Pace….in ogni caso, secondo il messaggio lanciato dalla campagna pubblicitaria, il suo destino è scritto nel Dna, cioè sicuramente in quanto uomo non potrà essere altro che un carnefice”.
Infine si rivolge alla dirigente, dicendole che “mio figlio è restato a casa, perchè non voglio che” ascolti affermazioni “che lo fanno passare per un futuro carnefice per il solo fatto di essere di sesso maschile. Spero che un giorno o l’altro ospiti un mio convegno sull’infanticidio o sulla violenza sugli uomini. Allora e solo allora si potrà dire che si è parlato di violenza e a 360 gradi”.