La diaspora delle grandi imprese abruzzesi da Confindustria. Dopo Sevel, Honda e Pilkington tocca alla Denso Manufacturing di San Salvo. L’azienda del gruppo nipponico che produce motorini di avviamento nello stabilimento di Piana Sant’Angelo ha deciso di non rinnovare l’iscrizione all’associazione degli imprenditori.
NODO UTILITÀ – Impossibile parlare con il management Denso, ma indiscrezioni indicano come nodo della questione l’assenza di incisività nelle grandi e piccole problematiche che attanagliano le imprese a fronte di una cospicua quota associativa. La riflessione sul “cosa fare?” nella fabbrica sansalvese è iniziata da tempo, in concomitanza con l’uscita della Honda di Atessa e della vicina Pilkington a distanza di pochi giorni [LEGGI]. All’epoca, luglio 2014, però l’unione tra Chieti e Pescara era ancora lontana e in Confindustria quella che era solo una prospettiva venne giocata come la carta che avrebbe dato il cambio di passo al sodalizio degli industriali. Dal gennaio scorso le due associazioni provinciali si sono unite ed evidentemente non sono spuntate nuove ragioni per restare.
La Denso per ora è ancora dentro, l’abbandono diventerà effettivo all’inizio del nuovo anno associativo, dal 1° gennaio 2017. L’uscita avrà probabilmente anche ripercussioni nell’organigramma del Consiglio generale, all’interno del quale Marco Mari – direttore del personale dell’azienda – ricopre il ruolo di presidente della sezione Meccatronica. “La carica decade con le dimissioni” ci spiega il direttore generale di Confindustria Chieti-Pescara Luigi Di Giosaffatte. Lo stesso conferma l’addio dell’importante realtà sansalvese: “Tra noi e la Denso non ci sono mai stati problemi, probabilmente è una valutazione che sta facendo il management giapponese sui siti italiani. Non sappiamo cosa ha spinto la holding in questa direzione perché i rapporti sono stati sempre ottimi, comunque dal primo gennaio la Denso sarà fuori“.
QUALE RAPPRESENTATIVITÀ? – Con il nuovo pezzo da 90 (circa mille gli addetti della fabbrica sansalvese) che saluta, l’associazione degli industriali non ha più con sé praticamente nessuna delle grandi aziende di questa parte d’Abruzzo (e tra le più importanti della regione).
Ad avviare l’esodo ci ha pensato Marchionne. Dopo l’annuncio dell’ad Fiat, la Sevel uscì nel 2011. Tre anni dopo toccò a Honda e Pilkington. Se per il primo caso pesò chiaramente l’affaire Di Lorenzo, per la fabbrica del vetro la motivazione ufficiale fornita dal presidente Marcovecchio fu quella del mero risparmio economico (stimato intorno a 250mila euro all’anno di quota associativa), ma è difficile pensare che i movimenti di potere all’interno dell’associazione non abbiano avuto i loro riflessi anche a San Salvo.
In vista dell’unione i vertici di Confindustria Chieti annunciarono che la sfida sarebbe stata anche quella di riportare dentro le grandi aziende. Nessuna per ora sembra intenzionata a tornare sui propri passi mentre un’altra ne è uscita.
“Quali sono i servizi in cambio?”, probabilmente è questa la domanda che la dirigenza giapponese si è posta. “Una voce comune, una voce più forte, più chiara e più autorevole, che permette un dialogo articolato e mirato alle priorità comuni” è la risposta del sito ufficiale di Confindustria Chieti-Pescara. Una risposta forse non esaustiva se quella che prima era una consuetudine consolidata – essere associati – oggi è considerata dalle aziende trainanti della regione solo come una voce di spesa da tagliare.