Non è detto che emigrare sia una decisione definitiva. A Vasto si può tornare e farlo per scelta di vita, perché “anche se qui c’è troppo pessimismo e tutti si piangono addosso, non si vive poi tanto male”. Anzi, “c’è tutto”.
Mattia De Felice e Federica Faga, 25 e 26 anni, tornano alla casella di partenza. Lo fanno perché hanno progetti per il futuro che, stavolta, non sono lontani, ma a casa loro. Dopo tre anni a Londra, raccontano a Zonalocale.it le loro esperienze e la decisione di ricominciare da Vasto. Hanno lavorato in locali di livello: il Connaught bar (che ha conquistato il titolo di miglior bar del mondo), lo storico Kettners, fondato nel 1867 e di recente inglobato da un’altra società, la Somerset House e l’Hotel Rosewood.
Quando e perché avete deciso di partire per l’Inghilterra?
Mattia: a settembre 2013. Avevo già vissuto due volte a Londra, dove mio padre risiede da vent’anni, ma avevo lavorato anche a Miami, prima di tornare a Vasto. Quando abbiamo deciso di andare all’estero, io volevo andare in Australia, ma a Federica la destinazione non piaceva perché troppo lontana e, allora, abbiamo optato per Londra.
Federica: non abbiamo deciso di andarcene per necessità, qui lavoravamo e anche bene. Ma lo stile di vita e lavorativo è diverso. A Vasto la domanda non è variegata, ti ritrovi a fare sempre le stesse cose. I clienti, in genere, bevono poche cose, sempre le stesse. Molte persone, non tutte, non guardano alla qualità del drink, ma alla quantità d’alcol. Mi sono trovata spesso a dover soddisfare richieste del tipo: ‘Nel gin tonic mi metti più gin possibile?’. Insomma, era un lavoro monotono: sempre moijto, spritz e americano. E basta. Quando entrava un cliente, sapevamo già cosa avrebbe preso.
Quanto è stata diversa la vita londinese da quella che facevate qui?
Mattia: in casa eravamo in 6, tutti ragazzi di Vasto. Spendevamo per l’affitto 2mila 600 sterline al mese. Abbiamo fatto un conto: in tre anni io e Federica abbiamo speso l’equivalente di 40mila euro solo per pagare l’affitto. Il lavoro è diverso: in Inghilterra, un cameriere si occupa di 4 tavoli, qui di 10. Lì il servizio è tutto, perché la fama di un locale si basa quasi esclusivamente sulle recensioni dei clienti su Tripadvisor e dei giornalisti. Ma per noi l’esperienza che abbiamo fatto è stata importante: come se fossimo andati all’università del bar.
Federica: anche il tempo libero è totalmente diverso: in Italia si comincia alle 19 con l’aperitivo, poi si va a cena e alle 23 inizia il dopo cena. A Londra si esce alle tre del pomeriggio, si cena alle sette e mezza e alle 22 la serata è finita.
Avevate un lavoro che vi piaceva e vi permetteva di crescere professionalmente. Perché, di punto in bianco, avete deciso di tornare a Vasto?
Mattia: la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la ricerca di una casa tutta per noi, ma l’affitto non era inferiore alle 1600 sterline al mese. Londra ti forma dal punto di vista professionale, si guadagna molto di più che in Italia, ma anche le spese sono molto superiori. Siamo tornati a luglio e lì abbiamo cominciato a pensare di ritrasferirci in Italia. Qui a Vasto c’è tanto pessimismo, tutti si piangono addosso, ma in realtà non si vive male. E il divertimento ce lo troviamo, anche a casa, qui nel centro di Vasto, dove abbiamo sempre amici a cena.
Federica: lì gli spostamenti sono lunghi, c’è gente dappertutto, ogni cosa è stressante e sul lavoro c’è più responsabilità: ero diventata bar manager, non potevo mai rilassarmi… ad agosto mi avevano chiesto già il menu di Natale. Un delirio. Vasto, invece, è a grandezza d’uomo. C’è tutto.
Dopo aver valutato il trasferimento in altre città italiane, avete deciso di tornare a Vasto, dove Federica ha cominciato già a lavorare e Mattia inizierà a dicembre. Con quali progetti per il futuro?
Mattia: aprire una nostra attività in questo campo sarebbe un’idea.
Federica: sarebbe bello poter aprire una distilleria di spiriti: gin, vodka e una serra in cui coltivare le materie prime.
Un’attività da svolgere a Vasto?
Sì, partendo da Vasto: il sogno è fare serra, distilleria e locale. Tutta la filiera.
Come avete ritrovato Vasto dopo tre anni?
Federica: l’ho trovata migliorata. Ci sono più posti che offrono più cose. C’è stata una crescita professionale. Ora trovi il ristorante vegano e la carne giapponese.
Mattia: ho ritrovato persone partite nello stesso periodo nostro e tornate dopo un’esperienza all’estero. Andare via e poi tornare porta idee. Può essere l’inizio di un cambiamento.
A Vasto c’è stato un parziale rinnovamento generazionale nella classe politica. I nuovi amministratori cosa dovrebbero fare per evitare l’emigrazione giovanile?
Mattia: puntare sul turismo, allungando la stagione da aprile fino a ottobre e diversificando l’offerta. A Vasto hotel e lidi balneari sono in mano da decenni alle stesse persone. Serve un ricambio generazionale.
Federica: puntare sugli eventi di musica,cinema, cabaret. Sfruttare le strutture esistenti, alcune delle quali sono desolatamente chiuse. Tutto questo senza copiare un modello esistente, come il Salento, che ha caratteristiche diverse. Bisogna creare un modello Vasto in grado di soddisfare turisti di diverse fasce d’età.