La storia di Radio Vasto inizia da…Livorno. Sì, perché è proprio nella città toscana che un gruppo di amici che, nel 1975, decisero di “fare la radio” andò a bordo di una Diane 6 gialla ad acquistare le prime attrezzature per iniziare a trasmettere. “Era un trasmettitore radio della Collins, utilizzato sulle navi americane della seconda guerra mondiale. In quegli anni a Livorno c’era un mercatino con tutte quelle attrezzature. Lo adattammo per il nostro uso grazie al supporto di Francesco D’Adamo, storico radiomatore”, racconta Fernando Coletti, uno dei quattro pionieri della radiofonia vastese. Con lui c’erano Giuseppe (Pucci) Ferrara, Michele (Lino) D’Annunzio e Nicola Dario. Ma perché fondare una radio libera?
Una radio per parlare alla città. “Volevamo fare controinformazione rispetto al tradizionale flusso delle notizie e per dire la nostra rispetto all’amministrazione della città. Per questo presto arrivò in radio un notiziario in cui davamo la nostra opinione su notizie giornalistiche”, racconta Giuseppe Ferrara. “Anche noi volevamo muovere quelle che qualcuno ha chiamato zolle sociali sotto la superficie piatta di un sistema politico statico e inadeguato – è il racconto di Nicola Dario – . Volevamo fare anche noi un citizen journalism. Quello che oggi fanno i blogger impegnati come attivisti o commentatori, allora lo facevano, in ogni piccolo comune d’Italia, giovani, spesso giovanissimi, alle prime esperienze, con tutte le ingenuità, ma anche con tutta la freschezza e la libertà possibili per la nostra età. C’era anche la eccitazione di poter usare in modo alternativo a quello istituzionale un medium di cui si è sempre stati principalmente fruitori. Il desiderio di “fare la radio” nel tempo è cresciuto sempre più tanto che nelle grandi città le frequenze disponibili venivano occupate da radio che talvolta trasmettevano sulla stessa frequenza.
Noi siamo nati nella seconda metà del ’75 ma non volevamo essere necessariamente la copia di Radio Milano internazionale la più famosa delle prime radio libere, la prima a rompere il monopolio sulle frequenze, il 10 marzo 1975. Ma neanche Radio Alice che iniziò le trasmissioni il 9 febbraio del 1976. E nemmeno Radio Onda Rossa, per dire. Nel luglio dello stesso anno, una sentenza della Corte Costituzionale sancisce la legittimità delle trasmissioni radiofoniche private, a diffusione locale: finisce il monopolio della radio di Stato e inizia l’era della libertà d’antenna, l’etere è libero e alla portata di tutti. In ogni parte d’Italia fioriscono centinaia di nuove emittenti, che danno finalmente voce ad un’altra faccia del Paese, compiendo un primo passo nel lungo e travagliato cammino verso il pluralismo. Di radio libere si può parlare a mio parere solo per quella breve fase, almeno in Italia che va dal 1974 al 1978-79, con radio basate sul volontariato, sul pluralismo e sul localismo”.
Le frequenze. “La nostra radio inizialmente non aveva una continuità di trasmissione: bisognava stare attenti all’Escopost che girava con la sua auto con antenna rilevatrice di frequenze per verificare quale erano ,allora, occupate abusivamente. Radio Uno di Bari fu imbavagliata dalla polizia postale per due mesi, e come questa tante altre. Noi stessi giravamo con i transistor per verificare il canale di ricezione. E poi c’era un senso di libertà bellissimo. Per aprire una radio libera bastavano un amplificatore, anche da pochi watt, una frequenza libera (cioè non ancora occupata da un’altra radio), un’antenna, alcune elettroniche non molto costose (mixer, microfono, cuffie, giradischi, registratore a cassette, eventualmente a bobine). E, soprattutto, un gruppo di amici disposti a coprire le ventiquattrore della giornata, o perlomeno la maggior parte di esse, perché la prima differenza con la radio ufficiale era che la radio libera era sempre disponibile e sempre pronta a farti compagnia, e soprattutto, se la frequenza era lasciata libera anche per mezz’ora, veniva occupata da qualche altra radio”.
La scelta del nome. Un po’ era semplice scegliere per la prima radio il nome della città, un po’ giocò anche il campanilismo. “Eravamo un po’ stufi di ascoltare continuamente Radio Termoli e così abbiamo dato alla nostra avventura il nome di Radio Vasto”, ricorda Fernando Coletti. Ma era una scelta d’identità, di voler arrivare a parlare a tutta la comunità allora raggiunta dal segnale della radio.
La musica. “Secondo me si sbaglia a non considerare la musica come veicolo in un certo senso politico. A parte il fatto che in quegli anni c’era ottima musica, grandi cantautori italiani in piena vena creativa (era importante per farsi capire diciamo) vorrei ricordare che Radio Alice di Bologna l’emittente bolognese anticonformista, dalla natura anarchico-creativa, voce dei diritti civili che hanno caratterizzato quegli anni, non si occupava solo di questo. Sotto il profilo musicale, passava generi alternativi, dunque non commerciali”, racconta Nicola Dario. “All’inizio ognuno portava i suoi dischi da casa – ricorda Ferrara -. Abbiamo iniziato ad acquistarli da Barone che, per nostra fortuna, ci faceva anche un po’ di sconto, poi li ricevevamo anche dalle case discografiche. Se pensiamo che a Vasto la prima pizzeria aprì nel 1968, il primo pub anni dopo, possiamo capire come questa novità della radio suscitò curiosità. Arrivava gente in studio a vedere cosa succedeva, Vasto era un paese piccolo e si svolgeva tutto in centro, e noi eravamo lì. “Le radio nate e vissute negli anni Settanta, come Radio Vasto sono state antesignane della comunicazione uno a molti e al contempo molti a molti se si pensa al flusso di persone che circolavano nelle radio e che conducevano trasmissioni”.
Una radio che diventa comunità. Tante le persone che, insieme ai quattro fondatori, diedero voce alla programmazione di Radio Vasto. Tra i nomi che affiorano dai ricordi ci sono Antonio Ragni, che si occupava del notiziario sportivo, Lino Spadaccini, Amedeo Monteferrante, Leano Di Giacomo, che poi si dedicò alla carriera di compositore e autore. E poi le prime “donne della radio”, Pina Di Lena e Patrizia Peschini, protagoniste con le loro voci nei programmi della radio. “Ma ce ne sono stati anche tanti altri, difficile ricordarli tutti”, dice Ferrara ripensando a quegli anni. Tra i protagonisti al microfono di Radio Vasto un dj che già da qualche anno si faceva valere dietro la consolle, Francescopaolo D’Adamo. Lo stile era quello reso celebre da Alto Gradimento di Arbore e Boncompagni. “Ero un po’ lo spirito libero della radio – racconta D’Adamo -, sia nelle scelte musicali che nella conduzione dei programmi”. Tra parodie, “strani” personaggi che prendevano vita dietro al microfono e appuntamenti live “come una celebre festa al Wast D’Aimon in cui ci fu la diretta radio”, lo stile divenne sempre più attuale e moderno, con trasmissioni anche ad un altro giovane, Michele Della Penna (Spitfire). Da quelle prime trasmissioni “per cui la gente tornava a casa per poterle ascoltare” arrivarono spunti per gli anni seguenti in cui ci fu il boom delle radio a Vasto.
La storia continua. Una radio sempre in movimento nelle trasmissioni e anche nella sua sede. Da via San Michele il passaggio al centro storico, via Vescovado, con un passaggio nei locali della litografia di Ferrara e in cui operava anche Lino D’Annunzio (da lì uscirono gli adesivi promozionali che aiutarono a far conoscere le frequenze ella radio). Ma erano anni di intensi fermenti e tra un disco e l’altro, tra una notizia e una battaglia da portare avanti, le strade dei quattro fondatori di Radio Vasto si separarono. La prima storica radio libera vastese continuò la sua attività con altri protagonisti mentre nasceva anche Free Radio International e poi altre ancora. Ma questa è un’altra storia….
La prima puntata – Tele Radio San Salvo [LEGGI]
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