“Con 73 anni di ritardo rendiamo onore alle vittime civili di Fresagrandinaria“. Così il sindaco Giovanni Di Stefano ha aperto oggi l’intensa giornata del proprio comune nel ricordo dei concittadini che il 2 novembre 1943 perirono durante gli attacchi aerei degli alleati su tutto il Vastese: Capriccioni Giuseppa, Capuzzi Grazia, D’Addario Teresina, Fizzani Casimiro, Floritti Antonio, Floritti Vincenzo, Granata Giulietta, Ottaviano Teresina.
Per l’occasione l’amministrazione comunale e l’Associazione Culturale Fresana hanno organizzato un convegno (moderato dal giornalista Orazio Di Stefano) per ricordare quei tragici eventi e dedicato una scultura all’ingresso del paese, nella zona dove trovarono la morte gran parte dei caduti mentre si recavano alla fontana nuova per prendere l’acqua. Presenti, oltre ai sindaci della zona e alle forze armate (carabinieri e polizia stradale), anche la dirigente dell’Istituto Comprensivo 2 di San Salvo, Anna Orsatti, lo studioso Domenicangelo Litterio e lo storico Giovanni Artese (nonché assessore alla Cultura di San Salvo) che ha ricordato lo scenario dell’epoca: “L’obiettivo dei tedeschi fu la resistenza a oltranza, per questo furono eseguiti bombardamenti preventivi durante i quali in questa zona si registrarono 650 soldati morti (400 britannici e 250 tedeschi) e 400 civili deceduti. La stragrande maggioranza di questi perirono durante i bombardamenti, 35 di loro per rappresaglia. Fresagrandinaria fu liberata il 5 novembre”.
“Un’occasione – ha detto la Orsatti rivolta alle classi presenti – per ricordare che ci fu la guerra anche lontano dal fronte, durante la quale donne e bambini divennero protagonisti di pagine di storia. Il monumento è importante perché davanti a esso ci si può fermare a riflettere su ciò che è stato“.
Apprezzata la riflessione di Litterio che ha raccontato un episodio che vide protagonisti alcuni bambini perché “la loro è una fortunata incoscienza. La storia si costruisce con loro, inconsapevoli. Noi adulti abbiamo la sfortuna di essere contagiati dall’odio”. “Il vinto – ha poi detto in conclusione – è tale perché non ha più spazio nella comunicazione, non ha più ragione nella storia“.
Parole di elogio sono arrivate dal professore Ernano Marcovecchio, primo cittadino della vicina Tufillo (dove ci fu una delle battaglie più cruente): “La manifestazione del 4 novembre ha un che di ambiguo. Si commemorano i soldati morti, ma non tutti erano uguali, non tutti sono morti per lo stesso motivo: c’è chi è perito per aggredire altre popolazioni. Finalmente si onorano i civili. Il monumento ha la stessa valenza della scheggia delle bombe che molti di noi hanno rinvenuto sul territorio: ricorda qualcosa di distruttivo nella consapevolezza che ciò che è stato non è detto che non possa riproporsi“.
Presenti nella sala polivalente della scuola materna anche i parenti delle vittime fresane. Tra questi i figli di Grazia Capuzzi, Rachele e Domenico Adorante, che hanno ricordato quella drammatica mattina: “Ricordiamo come se fosse accaduto ieri. Ad uccidere coloro che si trovavano alla fontana non fu un bombardamento, ma degli aerei che mitragliarono le persone in fila. La sua conca fu crivellata di colpi, mio padre poi la sistemò. Nostra madre era incinta, fu colpita a un fianco. Si fece visitare da un medico tedesco che disse che non c’era nulla da fare”. “A casa – ha terminato Domenico – me la ricordo stesa su un tavolo. Mi disse di andare a dormire e al mio risveglio era morta”.
La commemorazione è poi proseguita all’ingresso della villetta comunale dove è stato scoperto il monumento realizzato da Ettore Altieri: una foglia con i nomi delle 8 vittime. Infine, la cerimonia davanti al monumento dei caduti con i piccoli alunni di Fresagrandinaria e Lentella che hanno intonato canzoni e recitato brevi poesie recanti messaggi di pace e il messaggio di Carlo Moro, primo cittadino lentellese.