Andavare a casa a mangiare, al bar o a fare shopping: tutto tranne che lavorare. È quanto scoperto dalle fiamme gialle a Sulmona, dove diversi dipendenti comunali si assentavano durante l’orario lavorativo grazie anche alla complicità dei colleghi e del personale esterno che timbravano al loro posto. Le indagini svolte (dirette dal Sost. Proc. Dott. Stefano Iafolla) hanno consentito di constatare che le gravi irregolarità si sono prolungate per almeno 7 mesi.
La guardia di finanza così ricostruisce la condotta dei dipendenti: “Si allontanavano, senza alcuna giustificazione, dal posto di lavoro subito dopo aver registrato la loro presenza mediante il badge. Erano soliti assentarsi per recarsi presso la propria abitazione per consumare il pasto, sbrigare faccende personali e trascorrere parte del tempo al bar, fare shopping o fare la spesa; si assentavano dal posto di lavoro in modo prolungato e ingiustificato, più volte al giorno; con la complicità del collega presente in ufficio ovvero con la connivenza di altro personale esterno al Comune, registravano fraudolentemente l’inizio o la fine del servizio pur essendo assenti, raggiungendo poi in netto ritardo l’ufficio o allontanandosene in largo anticipo; producevano comunicazioni (attestazioni di omessa timbratura), per iscritto e/o verbalmente, attestando falsamente la presenza in servizio o gli orari di inizio e fine servizio; fruivano di buoni pasto non spettanti”.
TELECAMERE E CARTELLINI – La condotta illecita è stata accertata grazie alla registrazione di video effettuata con telecamere installate nel perimetro di alcune sedi di servizio comunali. A dare ulteriore conferma di quanto stava avvenendo ci sono poi l’analisi dei cartellini magnetici, pedinamenti, appostamenti e osservazione dei soggetti interessati;
“Le risultanze investigative – spiegano le fiamme gialle – così come emerse nelle varie fasi delle indagini preliminari, sono state successivamente poste in correlazione con i turni riportati nei prospetti mensili di ciascun dipendente, acquisiti presso l’Ente”.
Nei confronti dei soggetti attenzionati sono state configurate varie ipotesi di reato, dalla truffa aggravata di cui all’art. 640 C.p. alle false attestazioni o certificazioni nell’utilizzo del badge da parte di dipendenti pubblici, reato quest’ultimo previsto dall’art. 55 quinquies del D.Lgs 165/2001. In merito alla vicenda è stata interessata anche la Procura Regionale della Corte dei Conti di L’Aquila per il recupero dei compensi illecitamente percepiti.