Ho sempre pensato che i testi delle canzoni rappresentino un modo per assecondare il senso comune o per indurlo, oltre ad avere il loro preciso scopo commerciale, s’intende. Per lo più trattano d’amore: trasfondono malinconica consolazione ai depressi, per quelli finiti, o gioiosa eccitazione agli esaltati, per quelli iniziati.
Non solo d’amore, però, i testi dissertano. Ci son anche quelli con cui l’autore si cimenta descrivendo fatti di vita comune o altri con cui s’imbarca su temi d’impegno sociale. In ogni caso, il proposito è quello di comunicare un pensiero, un punto di vista; operazione agevolata dalla composizione armonica di note musicali che permette di raggiungere il subliminale, una sorta di password per accedere al… sito emozioni.
Da tempo, da decenni, ascolto molti brani musicali nel corso della giornata e, badando ai testi, ne colgo i messaggi comunicati per il loro tramite. Col trascorrere degli anni, i testi delle canzoni d’amore sono certo meno… platonici (non ti acchiappo ma se ti acchiappo ti mangio!); mentre quelli descrittivi di vita comune o d’impegno sociale, spesso più banali ed insulsi d’un tempo, segnano una trasformazione del senso comune.
Non mi attardo oltremisura circa considerazioni sul testo e sul messaggio… “sociale” del brano “Andiamo a comandare”, questo perché temo di vedere corrose le mie già limitate cellule cerebrali e mi preoccupo del fatto che il “problema nella testa funziona a metà”, rilevato dall’autore, possa rappresentare malattia contagiosa. Mi limito a valutare l’invito prodotto dal testo, e così comunicato, rivolto ad una generazione che si esorta ad andare a “comandare”. Lo stimolo all’azione deriva dagli aumentati valori, all’uopo considerati, in un’analisi del sangue. Insomma, si deve comandare! Punto. La cosa potrebbe restare confinata nel limbo delle idiozie se non fosse per alcune ultime iniziative studentesche, per le quali c’è solo da sperare non siano in sintonia con quanto sopra. Ci si riferisce alla giornata di mobilitazione generale degli studenti, diretta da Roma, Milano e Catania, intitolata “#decidiamonoi”; confido nel loro piano di studi.
Altra considerazione e maggiore attenzione, a mio giudizio, meritano i testi dei brani cantati da Vasco. Ai fini del ragionamento che mi sforzo di porgere, balza evidente il mutare del messaggio veicolato per il tramite di due testi, scritti a distanza di anni, che qui metto a confronto: “Vita spericolata” (1983) e “Tutti contro tutti” (2016), quest’ultimo prodotto dagli Stadio ma partecipato e cantato da Vasco, appunto.
Ricordiamo bene la “vita maleducata” evocata nel primo dei brani, l’ambita vita “che se ne frega che se ne frega di tutto sì”, “di quelle che non dormo mai”, in cui “ci troveremo come le star a bere del whisky al Roxy bar”, laddove “ognuno col suo viaggio” cerca “una vita esagerata”, “piena di guai”, fino all’auspicio del “vedrai che vita vedrai”.
Bene, dopo 33 anni di ininterrotta e straordinaria produzione canora, si verifica l’inattesa ed impensata trasformazione del messaggio portato con il brano “Tutti contro tutti”, testo apprezzato, condiviso e cantato da Vasco.
Resta sì l’impulso ribelle da agitatore, quello con cui si evoca la rivoluzione per cambiar le cose, ma per quale fine? Perché “almeno tornasse la buona educazione” ! Ma non solo. C’è la presa d’atto che “È una guerra ogni giorno, ogni istante che ti volti, qualcuno cerca di fotterti, non ci sono più regole, la parola d’ordine è tutti contro tutti, belli contro brutti, donne contro uomini, ricchi contro poveri”(…)”alti contro bassi, bassi, bassi magri contro grassi, grassi, grassi”. Come fosse trafitto dalla disillusione, interpretando questo testo, Vasco arriva fino alla denuncia, urlata, dell’assenza di meritocrazia “non vince il più bravo, ma il più furbo di sicuro”.
Già… E’ stata realizzata la società del “Tutti contro tutti”, quella della vita “che se ne frega che se ne frega di tutto sì”, in cui, “ognuno col suo viaggio”, la vuole “esagerata” e “piena di guai”. La vita rappresentata nelle trasmissioni televisive in cui si accapiglia nei tribunali spettacolo o fra tronisti e corteggiate, tra falsi amori e tradimenti; in cui gli “esperti” devono sottolineare il proprio punto di vista con offese reciproche; in cui c’è spettacolo soltanto se a destare interesse non è la notizia o l’argomentazione ma lo schiamazzo, la confusione, la prepotenza del linguaggio, il litigio, il trash.
Se i testi delle canzoni assecondano il “senso comune” e, a volte, sono utilizzati per indurlo, se il mondo televisivo (ma non solo), pur di fare audience, fa leva sugli… istinti primordiali, grazie, Vasco, di averci ricordato quanto non sia giusto che vincano i più furbi sui più bravi, quanto non sia giusto che, alla minima distrazione, ci sia chi cerca di fotterti, quanto non sia giusto che non esistano più regole e quanto sia importante, invece, che torni almeno la buona educazione.
Vasco il ribelle, benvenuto tra i controrivoluzionari!
Massimo Desiati