Un’auto con tre giovani a bordo che si ribalta; uno dei tre sbalzato fuori dall’abitacolo ferito in maniera grave, costretto sulla sedia a rotelle. Gli altri feriti in modo lieve. “Perché quel ragazzo è stato sbalzato fuori dall’auto ed è rimasto paralizzato, mentre i suoi amici hanno riportato ferite lievi? Perché non aveva le cinture di sicurezza. Ragazzi, lo so che può sembrare una paternale, ma non lo è: il rispetto delle regole può salvarvi la vita“. Così il comandante della Sottosezione di polizia stradale di Vasto, Carmine Pontassuglia, questa mattina ai ragazzi delle scuole che hanno aderito al percorso di scuola-lavoro con la Nsg Group-Pilkington e partecipato alla seconda giornata del Safety Day 2016. Presenti delegazioni del “Pantini-Pudente”, del “Mattei”, del “Palizzi” e del “Mattioli” di Vasto e San Salvo.
A presentare l’appuntamento, Graziano Marcovecchio, presidente Pilkington, che ha raccomandato ai ragazzi di essere i “semi” di una nuova coscienza collettiva all’interno delle scuole: “Parlate con i vostri compagni, scrivete su quella utile piattaforma che è Scuolalocale quello che ascolterete qui oggi, siate gli ambasciatori della sicurezza, perché salute e sicurezza sono i valori più importanti”.
E proprio sul tema della sicurezza stradale si è incentrata la relazione del comandante Pontassuglia, che ha prima illustrato struttura e funzioni della polizia stradale, per poi spiegare i rischi connessi alla strada, soprattutto quando affrontata in non perfette condizioni psicofisiche: “La strada non è un campo da gioco o una pista di velocità. Spesso si ha la percezione che gli incidenti accadano sempre agli altri, ma la questione della sicurezza stradale riguarda tutti e ognuno è chiamato a rispettare quelle regole che ci permetterebbero di abbassare le tragiche statistiche relative ai feriti e ai decessi a causa di incidenti stradali.
Il comandante della stradale ha poi spiegato le implicazioni giuridiche relative alla guida in stato di ebrezza e illustrato gli strumenti utilizzati per le verifiche: “Quando ci sono feriti gravi o addirittura morti, l’indagine penale scatta d’ufficio, così come se si viene sorpresi alla guida in stato psicofisico non idoneo per l’abuso di alcool o droga. La responsabilità penale è personale e rispondono anche i minorenni, seppure giudicati dall’apposito tribunale di L’Aquila”. Per quanto riguarda le soglie di tolleranza all’alcool, il comandante ha precisato che esiste il limite dei 0,5 grammi/litro da non superare. Limite che però non riguarda neopatentati, giovani fino ai 21 anni e autisti professionali, ai quali è applicata “tolleranza zero”, ovvero non possono avere la minima traccia di alcool nel sangue. Capitolo a parte, quello sulla droga: “La maggior parte degli spacciatori che arrestiamo, sono persone di scarsa istruzione, semplici, eppure la droga, loro, non la consumano, la vendono. Come è possibile che loro hanno capito i danni che provocano le droghe e magari ragazzi istruiti, studenti universitari, persone intelligenti come possono essercene tra voi, non si fanno problemi a devastarsi corpo e anima con queste sostanze? Per debellare il fenomeno della droga, basterebbe smettere di acquistarla, perché anche il mercato della droga risponde alle regole dell’economia e se non c’è domanda, sparisce anche l’offerta“.
A seguire, sono stati proiettati video relativi a rilievi e ricostruzioni di incidenti stradali realmente avvenuti, con l’illustrazione delle evidenze che avrebbero reso meno traumatici gli stessi o che avrebbero addirittura fatto evitare gli stessi incidenti. Parte fondamentale, quella relativa ai dispositivi di sicurezza, come cinture e caschi: “Ancora oggi la cintura è un dispositivo essenziale. Non bisogna pensare che basti l’airbag, in quanto nei nuovi modelli, se le cinture non sono allacciate, gli airbag non scattano e c’è un motivo: sono due sistemi complementari, se scatta l’airbag senza cintura ci possono essere conseguenze letali per gli occupanti dei mezzi, perché senza la cintura che trattiene, l’airbag si apre praticamente in faccia ai passeggeri. E un airbag si apre alla velocità di 300km/s. Nel 1993 un padre ha perso il figlio di 3 anni in questo modo: il colpo dell’airbag, senza la protezione della cintura, ha decapitato il bambino. Nei nuovi modelli orai l’airbag non scatta più senza cintura, ma in caso di urto ci troviamo senza alcuna protezione”.
Ancor più delicata la situazione per chi viaggia in moto: “In moto non abbiamo una struttura intorno al nostro corpo; quando superiamo i limiti dobbiamo sapere che stiamo lanciando noi stessi a quelle velocità e in caso di urto sarà direttamente il nostro corpo a subirne le conseguenze, purtroppo spesso mortali. Da qui l’importanza del casco: “Io stesso nel 1991 sono stato vittima di un bruttissimo incidente in moto. Il collega che mi seguiva pensava fossi morto, vista la violenza del sinistro, ma mi sono salvato e sono qui a raccontarlo perché avevo il casco. Ma il casco deve essere allacciato e omologato secondo le regole”
Infine le testimonianze video di due giovani vittime di incidenti stradali gravi, che hanno riportato paralisi degli arti inferiori uno e inferiori e superiori un altro: “Quando si vedono le pubblicità a riguardo e si ascoltano raccomandazioni, sembra sempre che riguardino gli altri e che a noi non possa mai succedere niente. Lo pensavo anch’io e adesso sono qui, sperando che un giorno possa tornare non dico a correre e a giocare, ma almeno a camminare. Lo dico ai giovani come me: usate la testa“.