Che Paese originale è l’Italia! Un Paese dove ognuno può assurgere a fenomeno nazionale. Testimonianza ne sono i vari genitori che, specie negli ultimi tempi, stanno balzando agli onori delle cronache per le varie missive che indirizzano ai docenti dei propri pargoli, oltre che a social media e organi d’informazione per ottenere tutta la visibilità del caso.
Attraverso le missive in questione, spesso piuttosto sgrammaticate, i nostri “eroi” fanno orgogliosamente sapere agli insegnanti che i propri figli non hanno svolto i compiti assegnati loro e non hanno alcuna intenzione di svolgerli, avendo ben altro da fare. Poco prima dell’inizio del nuovo anno scolastico, ad assurgere ad eroe nazionale, adeguatamente sponsorizzato dagli inutili contenitori televisivi e da Facebook, è stato un papà di Varese che, infischiandosene completamente del fatto di delegittimare il lavoro degli insegnanti, ha comunicato di non aver fatto fare i compiti delle vacanze al proprio figliolo.
“Voi avete nove mesi per insegnargli nozioni e cultura. Io solo tre per insegnargli a vivere”, ha sentenziato risentito, rivolgendosi ai docenti del figlio, il genitore di Varese, secondo il quale, dunque, “nozioni e cultura” sarebbero altro dalla vita, non aiuterebbero i ragazzi a vivere. Non solo. Secondo l’impavido papà, scuola e famiglia sarebbero due realtà contrapposte, l’una d’inciampo all’altra, al punto che per nove mesi la scuola sottrarrebbe i pargoli ai genitori.
E così, mentre la lettera del babbo del ragazzino “rapito” dalla scuola per nove mesi incassa migliaia di condivisioni su Facebook, la nostra società sprofonda sempre più, umiliata e vilipesa anche da quelli che gli inglesi chiamano i “genitori spazzaneve”, perché, forse per tacitare la propria coscienza, rimuovono ogni difficoltà che si presenta dinanzi ai propri figli, sia essa rappresentata da un compito per le vacanze da eseguire o da una interrogazione da affrontare.
Non dimenticherò mai la mamma di un mio ex alunno che, venuta a colloquio con me, mi esortò a non interrogare il figlio da lì alle settimane successive, perché il ragazzo sedicenne aveva “problemi d’amore” e non poteva certo pensare allo studio. È come se i genitori dicessero: “Non create problemi a nostro figlio, perché li create a noi”. La scuola è diventata il nemico. La colpa di ogni insuccesso è sempre della scuola e al bravo “genitore spazzaneve” non resta che ricorrere al Tar per bocciature e brutti voti.
La tendenza a semplificare ad ogni costo la vita dei propri pargoli e ad evitare loro qualsiasi insuccesso è diventata davvero patologica. Ma bisogna chiedersi dove ci porterà questa tendenza. Ragazzi che fuggono dinanzi ai compiti per le vacanze, che hanno sempre altro da fare, incapaci di affrontare strade in salita e di confrontarsi con la realtà, che adulti saranno?
Troppo spesso i genitori chiedono per i propri figli una vita lontana dalla fatica e dall’impegno, una vita priva di problemi e difficoltà di sorta, senza rendersi conto che questo, più che un augurio, è una maledizione. La vita è altra cosa e, prima o poi, presenta il conto ma, come diceva Seneca, “per aspera sic itur ad astra”. Attraverso le asperità si arriva alle stelle… con buona pace dei “genitori spazzaneve”!