“Perché un artigiano trova tutti gli strumenti per lavorare direttamente sul luogo di lavoro e gli studenti devono portarsi tutto da casa, ogni giorno?”. Intorno a questa domanda l’ex dirigente Mario Orsi nel 2002 ha sviluppato la metodologia “A scuola senza zaino”, intorno alla quale si è sviluppata una rete che in Italia conta 6mila studenti e 128 istituti coinvolti (di questi, solo 4 in Abruzzo).
All’interno di questa rete, come spiegato dal dirigente Livio Tosone, è stato ammesso anche l’Omnicomprensivo “Ridolfi-Zimarino”, con quattro classi delle elementari che sono state giudicate idonee a partecipare alla sperimentazione che “prevede classi con materiali operativi per gli alunni che da casa devono portare solo il minimo indispensabile, che sta in una sacca leggera, e formazione per gli insegnanti che aderiscono a una metodologia basata su tre principi: responsabilità, comunità e ospitalità“.
“Si tratta di un progetto che avevamo nel nostro programma elettorale – ha aggiunto il sindaco di Casalbordino Filippo Marinucci, presente all’incontro con l’assessore all’Istruzione Carla Zinni – e da subito sia l’assessore che il consigliere Massimo Ruzzi, che ha una figlia in questa scuola, si sono attivati per sollecitare sul tema la nuova amministrazione. Con grandi difficoltà siamo riusciti a reperire i fondi necessari, anche perché ci siamo trovati con un bilancio che non prevedeva niente a riguardo, per questo siamo orgogliosi di essere riusciti a portare a termine il progetto nel migliore nei modi. Lo abbiamo fatto anche per ricordare con affetto la maestra Rita Piccolo, recentemente scomparsa”.
“Sono tradizionalista di carattere, – ha aggiunto l’assessore Zinni – ma ho recepito con favore questa possibilità di sperimentazione. Ci eravamo impegnati con gli elettori e vogliamo essere un’amministrazione che quando prende un impegno poi lo porta avanti, per questo ci siamo attivati a reperire i fondi, nonostante le difficoltà illustrate dal sindaco. Oggi possiamo dirci soddisfatti del risultato ottenuto”.
Al termine dell’incontro, breve visita alle classi sperimentali: niente file di banchi allineati davanti alla cattedra, ma gruppi “circolari” di lavoro, dove ogni alunno ha un compito e gli ambienti sono divisi in base alla funzionalità: c’è l’angolo laboratorio, una piccola biblioteca, addirittura “angolo verde” da curare e “angolo relax”; semafori per la gestione delle uscite per il bagno e piani di lavoro con l’indicazione dei responsabili giornalieri. Insomma, un “modello aziendale” di alto livello a cui gli alunni sembrano aderire con grande naturalezza e soddisfazione.