Da rudere diroccato a punto di forza di un rinnovato centro storico. Pare essere questa la sorte di Palazzo Castelli a Carunchio. Nel consiglio comunale del 17 settembre scorso è stato approvato l’accordo di programma tra il Comune e la proprietà dell’immobile per un progetto di riqualificazione che metta a disposizione del paese l’edificio storico a scopo didattico e culturale.
L’edificazione di Palazzo Castelli è fatta risalire al XIV secolo (conclusasi agli inizi del ‘700); è considerato “uno dei più interessanti esempi di casa gentilizia esistenti nella provincia di Chieti”. Oggi è della famiglia Criscio, già proprietaria dell’adiacente Palazzo Tour D’Eau che durante l’anno ospita numerosi turisti provenienti dagli Stati Uniti.
L’accordo raggiunto tra Comune e proprietà prevede la “concessione in comodato d’uso gratuito all’amministrazione comunale di Carunchio, per una durata di 20 anni parte dei beni recuperati, al fine di consentire la massima fruizione e utilizzazione pubblica del bene medesimo” con “destinazione d’uso adibita a scopi didattici, culturali, scientifici e sociali“. La famiglia Criscio si impegna inoltre a redigere il progetto esecutivo di riqualificazione.
L’ente, da parte sua, si impegnerà a “richiedere i finanziamenti pubblici per la realizzazione dell’opera, tra cui quelli derivanti dalla quota dell’otto per mille dell’Irpef devoluta alla diretta gestione statale, nonché, quelli resi disponibili dalla Comunità Economica Europea e/o dal Governo e/o dalla Regione Abruzzo”.
L’obiettivo dell’amministrazione è quello, quindi, di completare l’offerta turistica locale e un itinerario di tutto rispetto dal punto di vista storico e artistico non solo territoriale, ma esteso allo scenario provinciale e regionale.
Il sindaco Gianfranco D’Isabella commenta così: “Con questa opera si arriverà alla riqualificazione definitiva del centro storico del Comune di Carunchio. Da tempo stavamo lavorando con la proprietà per un accordo tra pubblico e privato che promuovesse la riqualificazione di Palazzo Castelli. L’intenzione, così come specificato nella convenzione, è destinarlo ad attività didattiche e turistiche. Abbiamo tutte le carte in regola per andare alla ricerca dei fondi necessari, ad esempio quelli dell’8 per mille dell’Irpef destinati ai beni storici in abbandono e che rischiano di essere compromessi”.