Una società multietnica e in rapida mutazione. È quella sansalvese evidenziata dai dati Istat che la mettono tra i primissimi comuni in Abruzzo per percentuale di stranieri nella popolazione residente [LEGGI].
Dei 1.649 stranieri (su 20.016) ben 971 sono romeni. La loro presenza si è iniziata a registrare nei primi anni ’90 per poi esplodere dopo l’ingresso della Romania nella Comunità europea nel 2006. È tra le poche comunità straniere organizzate nel territorio comunale. Da qualche anno i romeni sansalvesi sono idealmente riuniti nell’associazione Decebal (nata nel 2013), presieduta da Sigismund Puczi arrivato in Italia nel ’93. La sua storia è iniziata con un visto turistico per visitare Roma; grazie alla fortuita conoscenza di imprenditori di Montenero di Bisaccia in aeroporto che gli hanno dato un’opportunità lavorativa, ha deciso di restare. Dopo i primi anni difficili, oggi è ben integrato, lavora in un’azienda metalmeccanica e insieme alla moglie ha un negozio di prodotto tipici romeni. La sua storia è finita di recente sulla copertina di “Emigrantul”, rivista dedicata ai romeni in Italia.
Qual è la carta d’identità dei romeni di San Salvo, cosa fanno?
Qui le professioni svolte principalmente sono quelle di badanti, nell’edilizia, operai e nei campi. Non manca però una buona percentuale di imprenditori in vari settori; persone che hanno deciso di mettersi in gioco e che sono un esempio da seguire per i più giovani. Siamo quasi mille, è vero, ma questo numero raddoppia nel periodo estivo. Tanti nostri connazionali vengono per i lavori stagionali nei campi o nelle strutture ricettive approfittando anche della vicinanza del mare.
Noi romeni siamo abituati a lavorare durante la settimana, mentre nel week end ci piace fare una scampagnata o comunque stare con i nostri amici.
Dopo 10 anni dall’ingresso nella Comunità europea, a che punto è il processo d’integrazione? Per voi cosa significa?
Per noi integrazione vuol dire rispettare le leggi e le tradizioni locali; vuol dire anche pagare le tasse contribuendo all’economia di San Salvo. Noi non saremo mai italiani, ma rispettiamo la cultura, la tradizione e le leggi. Il discorso è diverso per i nostri figli nati qui; la maggior parte dei romeni in Italia, ad esempio, non dà loro un nome classico della nostra tradizione. In famiglia con i figli continuiamo a parlare la nostra lingua per un semplice motivo. Essendo nati qui, frequentando la scuola qui, se i genitori non insegnano loro il romeno, non lo apprenderanno mai. Per questo stiamo pensando anche a corsi di lingua; in questo modo non avranno difficoltà quando usciranno fuori.
Con una presenza così forte avrete anche un peso economico non indifferente…
Sì, spesso ci accusano di inviare soldi in Romania, è vero in alcuni casi lo facciamo, ma contribuiamo soprattutto all’economia di San Salvo. Tanti di noi hanno fatto importanti investimenti in case e immobili. Quando la gente investe negli immobili, significa che ha intenzione di restare a lungo. Da qualche anno, però, qualcuno che è tornato in vacanza in Romania ha deciso di restarvi perché lì, nelle principali città, c’è un piccolo boom economico. La crisi, insomma, la sentiamo, ma per noi è sempre stata crisi, per questo forse ci preoccupa di meno.
Per quanto riguarda l’essere una risorsa o meno, immaginate se mille cittadini andassero via tutti insieme: mille persone che da un giorno all’altro non pagano mutui, non pagano tasse, non fanno più la spesa. Estendendo il discorso a livello nazionale, oltre 2 milioni di persone che non fanno tutto ciò.
Riguardo l’integrazione, l’associazione Decebal vi ha aiutato in questo senso?
Sì, Decebal è nata nel 2013. Tutto è iniziato con una esibizione dei nostri ragazzi in uno spettacolo musicale in chiesa durante il periodo natalizio. Lì c’è stato l’input per far nascere un’associazione per portare avanti la nostra tradizione la nostra cultura. Decebal da subito ha avuto ottimi rapporti con le altre associazioni e con il Comune con il quale abbiamo collaborato a tre edizioni della “Festa del ritorno e del benvenuto”. Con il Lions Club di San Salvo abbiamo fatto diverse iniziative, come la presentazione del libro Badanti romene ambasciatrici d’amore; con il Centro studi “Pirandello” abbiamo partecipato all’Albero del benvenuto. Ora stiamo pensando a una scuola di ciclismo con l’associazione ciclistica Raspa.
La comunità romena come reagisce nei confronti dei connazionali protagonisti di episodi di cronaca?
Siamo i primi a criticarli perché rovinano l’immagine di tutta la comunità, su questo siamo molto rigidi. La mia idea, però, è che i romeni arrestati devono essere rimpatriati e affidati alla giustizia romena senza pesare sulle casse italiane. Purtroppo sui giornali finiscono solo i romeni che rubano, perché non si parla anche di quelli che pagano le tasse?
San Salvo è una delle città con la maggiore popolazione straniera in termini percentuali, com’è il rapporto con le altre comunità? Qual è la tua idea sull’emergenza profughi di questi anni?
È un rapporto basato sul rispetto. Ci troviamo bene con tutti, soprattutto con quella senegalese. Sull’emergenza profughi io penso che dobbiamo accoglierli, ma sono contrario all’aiuto economico. Lo Stato dovrebbe, piuttosto, dar loro l’opportunità di rendersi utili e di lavorare e non aiutarli solo dal punto di vista economico.