Il Tribunale Amministrativo Regionale per l’Abruzzo ha respinto il ricorso presentato dai Comuni di Cupello, Scerni e Celenza sul Trigno contro la chiusura delle rispettive sedi di continuità assistenziale. Le amministrazioni dei tre Comuni aveva chiesto “l’annullamento previa sospensione dell’efficacia, della deliberazione n.755 del 30/6/2016 avente ad oggetto delibera 1985/2012 smi – rideterminazione circoscrizioni di continuità assistenziale” che prevedeva inizialmente la chiusura delle guardie mediche a partire dallo scorso 31 agosto. Chisura sospesa in attesa della sentenza del TAR, che è arrivata con l’ordinanza seguita alla Camera di consiglio del 14 settembre durante la quale i magistrati Antonio Amicuzzi (Presidente), Paolo Passoni (Consigliere, Estensore) e Paola Anna Gemma Di Cesare (Primo Referendario) hanno respinto il ricorso dei sindaci.
“Siamo seriamente preoccupati, – commentano in una nota congiunta Alfonso Ottaviano, Manuele Marcovecchio e Walter Di Laudo – abbiamo appreso dal legale che il TAR ha respinto il ricorso dei Comuni, in questo momento non conosciamo le motivazioni e siamo in attesa dell’atto formale. Nel ribadire la nostra netta contrarietà alla sottrazione dell’ultimo baluardo di piccola sanità nelle aree interne già fortemente penalizzate dall’assenza di una serie di servizi, andremo avanti percorrendo tutte le strade possibili”.
A Celenza sul Trigno, dove si è registrato un precedente battibecco tra maggioranza e opposizione sulla “paternità” del ricorso che aveva portato a una prima sospensiva, preoccupazione è stata espressa anche dall’opposizione: “Riteniamo sia nostro diritto mettere in atto, come Movimento Insieme per Celenza, tutte le iniziative per vederci riconoscere i nostri diritti per tutelare le aree interne, e evidenziare la violazione del diritto alla salute dei cittadini, prevista dalla nostra Carta Costituzionale”. Non sono escluse forme di protesta davanti alla sede della Regione Abruzzo.
Sulla questione, intanto, interviene il direttore generale della Asl, Pasquale Flacco, che sottolinea: “Non abbiamo voluto penalizzare né i territori né le popolazioni che vi risiedono: abbiamo compiuto scelte ragionate, che coniugano la tutela della salute con gli standard nazionali che prevedono una postazione di guardia medica ogni 3.500 abitanti. La nostra Azienda era certamente sovradimensionata, per cui una rimodulazione era assolutamente obbligata, ma ancora prima di porre in atto queste misure ci siamo preoccupati di potenziare la rete dell’emergenza e urgenza, attraverso il raddoppio delle postazioni del 118 e l’acquisto di nuove ambulanze, dotate di attrezzature di avanguardia, come ad esempio gli elettrocardiografi a bordo per l’immediata diagnosi e trattamento dell’infarto. Insomma le garanzie di salute ci sono tutte”.