Settembre mese di contratti di solidarietà. Parte oggi un nuovo anno con l’ammortizzatore sociale alla Pilkington di San Salvo. Lo strumento che ha permesso in questi anni di tutelare i livelli occupazionali è stato rivisto dal governo: azzerati i contatori che ne limitano l’applicazione a 5 anni, inoltre peserà maggiormente sulle tasche di lavoratori e azienda.
RIPRESA – La fabbrica di Piana Sant’Angelo dove si producono vetri per auto e che dà lavoro a circa 2mila dipendenti (che salgono a oltre 2.400 con gli stabilimenti satelliti di Primo e Bravo) usufruisce di questo ammortizzatore dal settembre 2012. L’estate che si sta avviando alla conclusione è però ben diversa da quella di quattro anni fa, quando l’annuncio di 210 esuberi portò a tensioni tra sindacati e dirigenza e a un consiglio comunale monotematico sulla salvaguardia del lavoro fino all’accordo per la solidarietà.
La crisi non è ancora superata del tutto, gli esuberi sono scesi a circa 180, ma Graziano Marcovecchio (presidente di Pilkington Italia) mostra un discreto ottimismo prospettando soprattutto quella che sarà l’applicazione dell’ammortizzatore durante l’anno: “Questo nuovo sistema è molto dispendioso per chi ne fa un uso massiccio. Noi ne prevediamo un’applicazione ridotta: una percentuale di utilizzo del 10% circa, una bella riduzione rispetto a come eravamo partiti quattro anni fa quando arrivava anche al 40% durante l’anno. Quando la quasi totalità della busta paga è intera, il lavoratore accusa meno il colpo”.
TURNOVER BLOCCATO – Marcovecchio da sempre sottolinea l’importanza del sistema di ammortizzatori sociali italiano che, in qualche modo, controbilancia gli svantaggi nei confronti della concorrenza interna in Europa (costo di logistica ed energia, tassazione e burocrazia su tutti). Se da una parte c’è la notizia positiva della conferma dei contratti di solidarietà (non così scontata) a tutela dei lavoratori, dall’altra si attendono buone nuove dall’eventuale riforma delle pensioni. Con la riforma Fornero il turnover in azienda si è praticamente bloccato.
“La crisi non è finita – dice Marcovecchio – c’è ancora tempo, ma non si tornerà mai al mondo di prima; l’importante è combattere. Spero anche in una mano da una riforma delle pensioni. Quella del 2011 in un sol colpo ha allungato di 6-7 anni il ricambio generazionale. Un’azienda come la nostra aveva un turnover naturale di 40-50 persone l’anno; si sono cancellati cinque anni di ricambio, quasi 200 persone. In questo periodo di tempo molto probabilmente avremmo sistemato gli esuberi e avuto l’esigenza di assumere altre persone. Attendiamo fiduciosi».