Questa notte, 24 agosto 2016, alle ore 3.36 (ora italiana) l’Italia Centrale è stata scossa da un forte terremoto (magnitudo locale –Richter- del terremoto pari a 6.0; magnitudo momento Mw, calcolata con l’analisi delle forme d’onda della Rete Sismica Nazionale, pari a 6.0) che ha avuto il suo ipocentro in Provincia di Rieti, ad Accumuli, vicino ad Amatrice, ad una profondità di 4 km. Proprio Amatrice, risulta al momento essere il paese più colpito, interessati tutti i comuni limitrofi, fino a Norcia (PG) dove circa un’ora dopo, ci sono state 2 scosse altrettanto importanti (di magnitudo 5.1 e 5.4).
Da una rapida osservazione della sequenza sismica, risulta evidente come la zona interessata dalle successive repliche (aftershocks) si trovi allineata in senso NNO – SSE, da Norcia ad Amatrice; coerentemente con quelli che sono i movimenti registrati dall’INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), negli ultimi anni, e che hanno scosso L’Aquila nel 2009 e Colfiorito nel 1997.
Terremoti superficiali, che rientrano nello schema di movimento di una faglia con piani orientati appunto NNO – SSE, faglia parte di un sistema più ampio, l’Appenino umbro – marchigiano, a carattere estensionale e già responsabile dei passati movimenti tellurici del centro Italia.
Se allarghiamo la visuale il tutto rientra più compiutamente in quello che è il meccanismo di scontro (nel continuo spostamento delle placche) tra Europa e Africa, ed in particolare tra la placca Euroasiatica e la microplacca Adria, la reale responsabile della nascita della catena appenninica.
È infatti il suo lento movimento di subduzione, ovvero di discesa, sotto la placca europea (da est verso ovest), che ha generato la morfologia del territorio dell’Italia centrale e soprattutto la sua condizione fortemente sismogenetica, fatta di forti terremoti a basse profondità lungo l’Appennino (dove avviene lo scontro e l’inizio della discesa) e a maggiore profondità sotto il Mar Tirreno (dove la microplacca risulta essere ulteriormente scesa).
In questo sistema complesso di scontro ed estensione, si è generato un territorio fatto di bacini riempiti da depositi continentali e più recenti, bordati da faglie attive e potenzialmente generatrici di terremoti in luoghi caratterizzati da una instabilità di sedimenti di base importante (in essi infatti le onde sismiche si propagano con maggiore facilità rispetto ad un sottofondo roccioso).
La storia geologica recente parla chiaro, l’area in oggetto è già stata colpita da forti scosse di terremoto: nel 1639 (Magnitudo 6.2), nel 1646 (Magnitudo 5.9) e nel 1703 (Magnitudo 6.9) (fonte: CPTI15), ed ancora Norcia nel 1979 (magnitudo 5.9), rappresentandola come uno dei luoghi più pericolosi sotto il profilo sismico in Italia.
Di fatto la sequenza sismica registrata e tutt’ora in continua evoluzione (200 scosse registrate fino alle 15.00) testimonia un importante movimento superficiale, la cui imprevedibilità però rimane il fattore principale, infatti come ben noto, non è possibile generare previsioni, nel bene e nel male; sulla questione sciame sismico / sequenza sismica / rilascio di energia, oggetto di grande confusione mediatica vi invito alla lettura dell’approfondimento: Sciame sismico e rilascio di energia realtà o leggenda? [LEGGI]
Ciò che di certo è noto è che i terremoti si ripetono là dove sono accaduti, e questo dovrebbe essere il presupposto di base per una corretta pianificazione e prevenzione del territorio, l’evoluzione tecnologica ci permette di approfondire la meccanica di sviluppo e la percezione anche delle scosse più piccole, ma quanto all’anticipazione del momento di rilascio dell’energia e della sua intensità non si può dir nulla di evidentemente sicuro.
Per aggiornamenti:http://terremoti.ingv.it/it/
Angelo Marzella
geologo