In una Pescasseroli plumbea ed avvolta da un clima anticipatamente autunnale, la dodicesima edizione del premio Benedetto Croce, ha visto tra i premiati il nostro conterraneo Emanuele Felice, per la sua più recente fatica data alle stampe, Ascesa e declino – Storia economica d’Italia, ed. Il Mulino. A presiedere la cerimonia di premiazione Dacia Maraini, coadiuvata da Paolo Gambescia e Piera degli Esposti. Agli altri due pemiati, Antonietta Arslan e Corrado Augias il premio è stato conferito rispettivamente per i generi letterari narrativa, per il romanzo “Il rumore delle perle di legno” e letteratura giornalistica, per l’opera “Le ultime diciotto ore di Gesù”..
Nel corso della cerimonia Gambescia ha intervistato Felice ponendogli alcune domande relative soprattutto alla fase di declino economico che sta attraversando il paese, sebbene in un contesto internazionale caratterizzato da elevate criticità.L’accento è stato posto, dall’autore di Ascesa e Declino, sulle responsabilità delle classi dirigenti, sia del ceto politico che di quello imprenditoriale. Una interessata miopia ha spesso guidato scelte strategiche fondamentali, caratterizzate più da una logica che privilegiava interessi di parte e poco o nulla indirizzate alla creazione di condizioni che favorissero una più estesa ed inclusiva partecipazione alle fasi di produzione e consumo dei beni. Emblematico l’esempio dell’entrata in vigore della nuova divisa, gennaio 2002, (governo Berlusconi 2001-2006) quando lo stesso Tremonti facilitò nel sentire collettivo l’equazione mille lire = un euro con il decreto che portava da mille ad un euro la giocata minima del lotto. Si conferì allora una spinta decisiva ad un drenaggio dalla ricchezza che dai ceti dei lavoratori dipendenti fu indirizzata verso le categorie commerciali e di intermediazione mercantile, notoriamente serbatoi di voti conservatori e di destra.
Ancora sollecitato da Gambescia, Felice ha dovuto comunque ammettere che anche il cittadino qualunque, con il suo atteggiamento politico o anche solo elettorale, non è immune da responsabilità, per le scelte che spesso ha fatto cadere su un ceto politico che ben poche volte si dimostra all’altezza dei problemi del paese.
Massimo Di Rienzo