Un incubo durato sei anni su cui è stata scritta la parola fine. Elio Scurti è stato assolto con formula piena “perchè il fatto non sussiste” nel processo relativo al caso Open Gates. A dicembre 2010 era finito in carcere con l’accusa di traffico illecito di rifiuti. Al centro dell’attenzione i fanghi derivanti dal trattamento delle acque nell’impianto di San Salvo del Coniv, di cui Scurti era direttore tecnico, e utilizzati in agricoltura in Molise, attraverso la distribuzione della Inside srl, di Antonio Del Torto. Oltre a loro due erano stati accusati l’agronomo Michele Sottile, la ex collaboratrice di Del Torto, Rossana Catelli, Giovanni Del Torto (tecnico Arpa), l’agricoltore Giuseppe Caruso, Antonio Campana, ex responsabile regionale del settore ambiente, il tecnico Giuseppe Moffa e il funzionario regionale del Molise Michele Serago. Un processo durato sei anni, in gli avvocati difensori hanno dimostrato che quei fanghi erano assolutamente non nocivi e che il loro uso in agricoltura è ampiamente consentito dalla legge. Quindi, nessun illecito commesso dalle persone coinvolte, malgrado loro, nella vicenda. “Innanzitutto abbiamo dimostrato che i fanghi erano perfettamente confacenti alle leggi – spiega Fabio Giangiacomo, che con il collega Franco Giampietro e la consulenza tecnica dell’ingegner Vittorio Giampietro ha curato la difesa di Scurti -. L’accusa si rifaceva ad un decreto ministeriale che era stato ampiamente superato e poi abrogato dal Testo Unico sull’ambiente”. Per le accuse formulate Scurti ha dovuto scontare una carcerazione preventiva che, alla luce dell’assoluzione, si è rivelata infondata.
L’accusa ha tenuto duro fino all’ultimo dibattimento, con una ulteriore perizia di 200 pagine oggetto di discussione. Ma gli avvocati difensori degli imputati hanno dimostrato il contrario, ottenendo l’assoluzione per i reati ambientali contestati. “Nessuna macchia sulla gestione Scurti e su ciò che è stato fatto dal Coniv – commenta l’avvocato Giangiacomo -. Quell’impianto ha sempre fatto un lavoro eccellente per questo territorio. Lì si lavora per il riuso delle acque, per il riuso dei fanghi in maniera eccellente e nel rispetto di tutte le norme ambientali. Sui fanghi viene fatto anche il test di fitotossicità. Ora aspettiamo le motivazioni della sentenza e valuteremo ogni percorso”. Elio Scurti (e con lui gli altri otto coinvolti) si scrollano di dosso un peso portato per sei anni, pur nella convinzione della loro buona fede. “Siamo felici di aver ristabilito la verità – conclude Giangiacomo -. Scurti dopo questa vicenda è stato allontanato dall’impianto di località Padula. Per lui, la cui professionalità è nota da tutti, direi inarrivabile in tutta la regione Abruzzo, questa vicenda è stato un duro colpo. I giudici (collegio presieduto da Maria Paola Vezzi con le colleghe D’Agnone e Di Niro), hanno voluto capire fino in fondo la vicenda e hanno constato la verità”.
Condanne e ricorsi in appello. Ci sono state tre condanne a 15 mesi, per Antonio Del Torto, Castelli e Sottile, per il reato di falso attinente una certificazione. Un reato che, secondo quanto spiegano i legali di Sottile, Cinzia Di Medio e Fiorenzo Cieri che si sono avvalsi della consulenza tecnica dell’ingegner Di Crescenzo, non era stato contestato in prima istanza. Soddisfatti per la piena assoluzione per i reati ambientali i legali di Sottile e pronti a ricorrere in Appello per l’aspetto attinente ad una certificazione – che peraltro non era stato contestato e che verrà chiarito – che la difesa intende eliminare in capo al proprio assistito, sebbene sia stata disposta la non menzione nel casellario, per poter agire per ingiusta detenzione.