È la notte dell’8 luglio 2006 ed Angelo Canelli è di ritorno da uno dei suoi concerti tenutosi a Silvi. Un camion, dall’altra parte della corsia all’altezza dell’uscita di Lanciano sull’A14, perde una ruota uscita fuori asse che colpisce la vettura del pianista e medico vastese, strappandolo prematuramente alla vita. Proprio in questo giorno ricorre il decimo anniversario della sua scomparsa che, ancora oggi, ha lasciato un vuoto incolmabile nel cuore dei suoi cari e di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo.
Dieci anni senza Angelo Canelli, un uomo che ha saputo cogliere ogni attimo della sua breve esistenza impegnandosi sia nel campo della medicina come medico, specializzatosi in Reumatologia, che in quello della musica, autore di oltre cinquanta composizioni, quattro album (Waltz for My Self, Do ut Dem e Angelo Canelli Plays the music of Sting) e protagonista in collaborazioni internazionali di tutto rispetto. Il vuoto lasciato da Canelli in parte può essere riempito dalle suo note e da quel ricordo che, oltre ad essere testimonianza della sua esistenza, diventa racconto e memoria di una persona a dir poco eccezionale. Questa sera alle 19:00, presso la Chiesa di Santa Maria Maggiore a Vasto, si terrà la messa celebrativa in ricordo di Angelo Canelli.
Il ricordo della sorella Elisena – “La prima immagine che mi viene in mente è quella di una delle sue corse con la borsa dei cd e degli spartiti, una battuta spiritosa e i tasti che cominciano a suonare. Se penso ad un suo brano mi viene in mente lo swing di Pantera nera, le atmosfere di The silence of the snowed city, Big Easy. Molti dei suoi brani sono legati a scatti di momenti passati. Il Preludio di Chopin a cui sono particolarmente legata mi ricorda quel momento in cui, un pomeriggio, io stavo suonando al pianoforte e lui è entrò e mi chiese lo spartito. Poi un giorno mi fece ascoltare l’arrangiamento e mi disse che l’avrebbe inserito nel cd (Do ut Dem). Per me fu un grande regalo, uno dei tanti che Angelo amava fare a me come alle altre persone. In questi dieci anni passati senza di lui mi sono mancate tante cose: una è la sua voce, le sue battute divertenti, il suo sostegno, i nostri codici, i nostri scherzi, ma anche quella voce che esprimeva attraverso le note del piano. Era bello quando c’era Angelo in casa, le stanze risuonavano delle sue note. Angelo è mio fratello. I fratelli come noi, sono legati da un patto profondo che non ha bisogno di essere rinnovato, lo considero un patto naturale antico e potente. Noi siamo sempre stati un punto d’appoggio l’uno per l’altro. Il nostro legame fraterno è intenso e indistruttibile. Angelo fa parte di me, nella mia mente attraverso i ricordi e a volte i sogni, continua ad accompagnarmi sulla mia strada. Mi mancano gli occhi di Angelo.
Nei suoi occhi c’era riflesso quello che siamo stati. Mi manca il suo sguardo, quello stesso sguardo di complicità che rendeva superflue le parole. C’era una perfetta intesa tra di noi e tutto questo mi manca. Angelo era capace di contagiarti con la sua risata e divertirti con i suoi scherzi, chi ha avuto la fortuna di conoscerlo sa di cosa parlo. Sa della persona speciale che è stata. Angelo manca, manca a tutti. Era dinamico, vivace. C’era una sorta di irrequietezza in lui che lo spingeva a fare una grande quantità di cose. Stava preparando un metodo per pianoforte, il metodo Canelli lo chiamava lui. Stava organizzando concerti, aveva già scritto nuovi brani e altre cover da proporre. Voleva tornare nella sua amata New Orleans dagli amici musicisti, nei locali, per respirare il jazz che emana ogni angolo della città sul Mississipi. Era anche un bravo medico dotato di intuito, di curiosità. Era premuroso, un attento osservatore e amava lo studio. Faceva ricerche e si prendeva cura degli altri. I colleghi avevano molta stima di lui, avrebbe potuto fare una brillante carriera in campo medico, ma lui senza musica non poteva vivere. Nella sua vita, quando si è trovato a dover fare delle scelte, Angelo ha cercato di trovare qualcosa che potesse conciliare musica e scienza medica, non voleva rinunciare alle sue passioni. Era riuscito a fare anche questo nella sua breve vita, ma la musica era la sua linfa vitale. Amava suonare e quando riusciva a trovare qualcuno con cui condividere la sua passione era felice. Con le note non aveva paura di niente, gli piaceva sperimentare, tutto diventava materia da plasmare e materiale da cui trarre ispirazione. Il pentagramma non aveva segreti per lui. La musica era il suo linguaggio e il suo rifugio“.
Il docufilm – Proprio oggi è uscita l’anteprima ufficiale del docufilm su Angelo Canelli: ‘Asgard’ (una produzione Cortò Image Factory–Occhio Magico), il cui titolo si rifà al brano del pianista vastese presente nell’album Waltz for My Self. “Quando Silvio mi ha parlato di questo progetto sono da subito rimasta molto contenta. L’idea di raccontare Angelo attraverso ‘le mille voci’ che lo hanno conosciuto mi è sembrata subito una cosa bellissima. Penso che il docufilm sarà un modo per tenere vivo il suo ricordo, per scoprire le diverse sfaccettature della sua personalità. Per chi non conosce Angelo sarà un modo per avvicinarsi a lui e alla sua musica con qualche informazione in più. Voglio ringraziare Silvio Laccetti per questo progetto, per la cura e l’attenzione dedicata a questo lavoro, per la delicatezza e la sensibilità con cui si è avvicinato a mamma e papà. Ringrazio naturalmente anche il regista Simone D’Angelo e Costanzo D’Angelo (fotografia) per aver creduto sin dall’inizio a questo lavoro che non vedo l’ora di poter condividere con tutti, soprattutto con chi non ha avuto la fortuna di conoscere questa grande persona: mio fratello”. L’uscita ufficiale del docufilm ci sarà a settembre e molto presto – fa sapere la produzione- sarò comunicata la data ufficiale.