Situazione da incubo quella che riguarda i depuratori della provincia di Chieti e, in particolar modo, del Vastese. Negli anni continuano ad alternarsi i divieti di consumo a uso potabile dell’acqua del Trigno (per la presenza di fenoli, salmonella ecc.) con ripercussioni anche sull’approvvigionamento della zona industriale di San Salvo, ma sul fronte della depurazione dei comuni che si affacciano sul fiume (e sul Treste) i risultati sono pessimi. A metterlo nero su bianco sono i dati dei controlli dell’Arta Abruzzo del primo trimestre del 2016 e dell’intero 2015 sulla presenza del batterio Escherichia coli (indicatore primario di contaminazione fecale che in particolari condizioni può causare malattie intestinali ed extra intestinali).
Nelle rilevazioni di inizio 2016, la soglia di 5mila Unità Formanti Colonia/100ml (UFC/100ml) è stata superata ampiamente in 12 controlli su 29 in provincia. Particolarmente critica è la situazione del depuratore di località “Chiuse” di San Buono: qui è stato rilevato il dato di 2.900.000 UFC/100ml (580 volte il limite di legge). Le pecche della depurazione emergono anche per altri due comuni del Vastese: a Pollutri si è raggiunta la quota 150mila UFC/100ml nel depuratore di località “Ranciara”, a Monteodorisio quella di 52mila UFC/100ml e a Cupello 15mila UFC/100ml.
UN 2015 DISASTROSO – Se i dati dei primi tre mesi del 2016 sono ancora incompleti (mancano quelli di alcuni Comuni), è il 2015 a dare un’idea concreta del fallimento della depurazione nel Vastese.
Da brividi lo sforamento del depuratore di Celenza sul Trigno di località “Tratturo”: il rilevamento del 13 maggio 2015 ha evidenziato la presenza di 41.000.000 (41 milioni) UFC/100ml, valore sceso a 4.500.000 UFC/100ml il 29 ottobre dello stesso anno. Altre grosse criticità sono state riscontrate a Torino di Sangro, nel depuratore di località “Le Morge”. Qui il 21 luglio scorso il dato rilevato è stato di 3.500.000 UFC/100ml, qualche settimana dopo ulteriormente peggiorato attestandosi a 14.000.000 UFC/100ml (11 agosto 2015); superamento della soglia anche nell’altro depuratore di località “Ferrainile”, 460mila UFC/100ml.
Non è andata meglio a Lentella e Torrebruna: 1.500.000 UFC/100ml nei rispettivi depuratori di località “Colle della Ruta” e “Lame”. Al di là dei dati eclatanti che sforano il milione, lo scenario del Vastese non è edificante: la soglia dei 5mila UFC/100ml è stata superata nel 2015 a Castelguidone (27mila e 28mila), Cupello (16mila e 7.800), Gissi (400mila), Liscia (8.700), Monteodorisio (690mila e 380mila in località “Giarriccia” e 10mila in località “Defensa”), Palmoli (13mila) e San Buono (230mila). A questi vanno aggiunti poi i Comuni ancora sprovvisti di un regolare depuratore e dotati solo di fosse Imhoff. A rendere più amari i dati – ma sicuramente è un dato di secondo piano in confronto ai danni dell’inefficienza degli impianti – c’è il fatto che tutti gli utenti regolarmente pagano la quota di depurazione all’ente gestore.
Dura la nota del Forum Abruzzese dei Movimenti per l’Acqua (H2O Abruzzo): “Si conferma la situazione disastrosa degna di un paese del sud del mondo della depurazione nella regione. Queste sono le condizioni degli impianti più grandi, non vogliamo neanche immaginare lo stato delle fosse Imhoff. Ci chiediamo: gli amministratori non provano vergogna per questa situazione? Ricordiamo che i sindaci eleggono i Consigli di Amministrazione delle società di gestione del Servizio Idrico Integrato e siedono nelle assemblee che deliberano i bilanci. È vero che servono nuovi depuratori, ma è indispensabile dimostrare di saper far funzionare quelli esistenti, altrimenti rischiamo di costruire solo nuove cattedrali, non nel deserto ma tra i liquami”.