ll Tribunale di Vasto in composizione collegiale (presidente Italo Radoccia, giudici a latere Stefania Izzi e Fabrizio Pasquale) ha condannato un uomo di Vasto, P.D. le sue iniziali, alla pena di tre anni di reclusione per violenza sessuale su minore. L’uomo era accusato di aver avuto rapporti sessuali con una minorenne, ospite di una struttura all’epoca gestita dal Comune di San Salvo, dopo l’affidamento da parte del Tribunale dei Minorenni.
La ragazza, ora maggiorenne, si era costituita parte civile con l’avvocato Nicola Artese del foro di Vasto. “Il processo – sottolinea il legale della giovane – è durato quattro anni. I fatti, infatti, si riferiscono al periodo dall’agosto al dicembre 2008 quando, abusando della propria qualità di educatore, l’imputato scambiò con l’adolescente effusioni amorose e rapporti sessuali completi”.
LA DIFESA – I legali dell’uomo, gli avvocati Giovanni Cerella e Fiorenzo Cieri, annunciano ricorso e sottolineano: “Il nostro assistito continua e continuerà con tutte le sue forze a protestarsi innocente, non essendosi mai reso responsabile dei fatti di cui alla unilaterale accusa, pur rispettando la decisione del Tribunale di Vasto. La sua completa e totale innocenza sarà ribadita innanzi ai Giudici della Corte D’Appello, laddove si insisterà nelle difese a contrasto delle propalazioni accusatorie della parte offesa e dell’interesse che quest’ultima aveva nell’ascrivere al nostro assistito fatti che sono distanti anni luce dalla sua persona. Per amore di verità, va altresì precisato che, il Tribunale di Vasto, ha ridimensionato l’iniziale accusa, derubricando la fattispecie in contestazione in quella di “minore gravità” prevista dal Codice, mentre innanzi alla Corte D’Appello si insisterà nell’assoluzione con la formula più ampia. Non possiamo, in ogni caso, non rimarcare in questa sede l’eterno conflitto tra il diritto di cronaca e il diritto alla tutela della privacy del ‘giudicabile’, soprattutto per una tale delicatissima tipologia di reati e sopratutto quando vengono indicate le generalità dei soggetti coinvolti, laddove, invece, appare più che prudente, se non addirittura necessario attendere prima i tre gradi di giudizio, al fine di evitare una sommaria giustizia mediatica a soggetti che potrebbero anche essere dichiarati innocenti”.