Filippo Stivaletta, stimatissimo pittore autodidatta vastese, ci racconta la sua vita e la sua passione per la pittura, nata per gioco nel 1974. Il primo paesaggio dipinto su cartone telato segna l’inizio di un’importante carriera artistica senza interruzioni. L’impegno e l’amore per l’arte lo portano ad una ricerca minuziosa e attenta dei soggetti e ad una analisi raffinata e scrupolosa dei generi espressivi, dei colori e dei dettagli.
Passione e umiltà sono aspetti che maggiormente lo caratterizzano: il suo scrupoloso lavoro non si limita al puro e concreto atto creativo ma si addentra nei favolosi scenari della storia dell’arte di cui Filippo è indubbiamente un appassionato e conoscitore. La creatività e la predisposizione artistica furono note fin dall’infanzia: le sue prime piccole opere d’arte corrispondono a disegni di immagini rigorosamente femminili realizzati in tenerissima età.
L’estro creativo, tuttavia, si manifestò anche durante i suoi primi impieghi lavorativi che poco avevano in comune con l’arte: calzolaio all’età di sei anni, Filippo realizzò delle personalissime cravatte in pelle utilizzando dei pezzi di stoffa scartati durante la lavorazione dei calzari, vendendole persino ad un italoamericano alla modica cifra di mille lire che, in un’epoca di stenti e ad un bambino di soli sette anni, sembravano effettivamente molti. Falegname prima e manovale poi presso Enzo Ronzitti, detto Il Cavaliere, Filippo sembrava inevitabilmente allontanarsi da quella nascosta passione, avviandosi verso tutt’altra carriera che lo vedranno per quarant’anni in servizio presso la Denso.
Il 1974 è una data cruciale non solo per la rivelazione artistica ma anche per la sfera privata; il primo dipinto e il primo incontro con sua moglie risalgono proprio allo stesso anno e da quel momento non è scemato nessuno dei suoi amori, quello per la pittura e quello per la sua amata donna.
Sono proprio donne le figure maggiormente dipinte nei suoi quadri, muse dell’Ottocento che ispiravano i Preraffaeliti, esponenti di un movimento artistico sorto in Inghilterra verso la metà del sec. XIX e il cui maggiore esponente fu Dante Gabriel Rossetti. Tra i maggiori pittori di questa corrente, Filippo Stivaletta ama riproporre quadri di John William Waterhouse.
Naturalmente la creatività spazia in diversi generi e non smette mai di percorrere nuovi lidi inesplorati, ottenendo eccellenti risultati. Pittore copista, ritrattista, autore di pitture sacre e di paesaggi della splendida città vastese, Filippo si è definito estremamente legato alla città di Vasto, “schiavo” di un’ affascinante terra che merita di essere apprezzata e valorizzata al meglio e diversi sono i quadri che ci dimostrano questo viscerale legame.
In attesa della prossima mostra estiva dedicata molto probabilmente a Vasto, Filippo Stivaletta ci concede l’ingresso nel suo “atelier”, un delizioso laboratorio creativo in cui una semplice tela bianca unita alla fantasia e al colore può divenire un mirabile capolavoro.
Francesca Liberatore