È caduto nel vuoto l’appello dei sindacati [LEGGI]. La Canali ieri ha formalizzato la cessazione dell’attività del Pantalonificio d’Abruzzo; all’orizzonte ci sono 96 licenziamenti. La notizia era nell’aria da tempo, mancava ancora l’avvio formale della procedura, un ultimo passo arrivato ieri pomeriggio con la comunicazione da parte della società a Confindustria.
Ora quindi partono i 75 giorni di tempo (da ieri) per trovare alternative alla chiusura, poi l’azienda può procedere all’invio delle lettere di licenziamento. Per i lavoratori scatterà così la NASpI (che ha sostituito la mobilità).
Mentre la storica azienda va avanti secondo quanto annunciato già da tempo, manca invece la convocazione da parte del ministero del Lavoro. Questa doveva arrivare dopo una manciata di giorni dall’ultimo vertice in Regione (al massimo per i primi giorni del mese), invece dalla Capitale non sono ancora giunte chiamate.
Procede, quindi, senza interruzioni e ripensamenti la marcia d’avvicinamento all’addio definitivo del Pantalonificio: una crisi iniziata anni fa con un netto calo del venduto e alla quale si è contrapposto il ricorso agli ammortizzatori sociali (prima cassa integrazione, poi contratti di solidarietà). Le mancate vendite dei pantaloni hanno riguardato anche lo stabilimento marchigiano, impossibile quindi spostare produzioni per tenere in vita il sito di Gissi.
Nel corso degli ultimi tre anni, durante l’applicazione della solidarietà, i sindacati avevano chiesto l’individuazione di alternative approfittando del periodo coperto dall’ammortizzatore sociale, ma su questo fronte nulla si è mosso positivamente. I 96 dipendenti, in gran parte donne, hanno lasciato il proprio posto di lavoro a fine gennaio.
Con tutto l’ottimismo possibile, è davvero difficile credere che nei prossimi 74 giorni arrivi una soluzione non individuata in tanti anni di crisi.