Il sospetto è che sia entrato in azione qualche tombarolo o qualche necrofilo. Sono stati asportati di recente alcuni degli scheletri custoditi da 199 anni dalla sabbia della Riserva naturale di Punta Aderci, a Vasto.
“Io e l’amico Alfonso Zuccaletti, siamo tornati sul posto con un fotografo e abbiamo notato che alcuni ambiti del costone erano stati manomessi, come grattati”, racconta l’architetto Francescopaolo D’Adamo, cultore della storia e delle tradizioni vastesi, indicando i punti in cui sono spariti ossa e teschi.
“Quelle ossa si trovano a Punta Aderci da duecento anni”, sottolinea il professor Davide Aquilano, presidente locale di Italia Nostra. “Da quelle ossa si possono trarre informazioni preziosissime sugli abitanti di Vasto di due secoli fa, informazioni utili anche alla medicina di oggi per individuare tare ereditarie. Come valorizzare questi ritrovamenti? Il mare avanza, quindi sarebbe necessario scavare e togliere almeno parte quegli scheletri dalla sabbia, consentendone lo studio da parte di antropologi”.
La notizia del 28 aprile – Lasciati all’abbandono, tra le erbacce infestanti. Senza alcun progetto di valorizzazione. Sono gli scheletri che, a Punta Aderci, testimoniano uno degli eventi più drammatici della storia di Vasto: l’epidemia di febbre petecchiale che, nel 1817, decimò la popolazione. Il 1817 fu un anno funesto: oltre all’epidemia, si verificarono anche un’enorme frana del costone orientale e un’immane carestia.
“Il professor Luigi Murolo – racconta D’Adamo – possiede una copia della delibera con la quale, per motivi igienico sanitari, per paura del contagio, si autorizzava a seppellire a Punta d’Erce i cadaveri”.
Tutti eventi dimenticati nelle pieghe della storia vastese e ricostruiti nel gennaio 2014 per Zonalocale da Francescopaolo D’Adamo, ideatore della serie I Misteri di Vasto. Ecco il video.