“Lo spocchioso intervento del consigliere Molino, con un atteggiamento perfettamente conforme a quello di alcuni suoi, più blasonati, compagni di partito in forza all’attuale Parlamento (On. Carbone), sia da ritenere altamente offensivo di tutti quei cittadini (che invece dovrebbe rappresentare per il ruolo che riveste) che, nonostante l’istituzionale propaganda astensionista, si sforzano ancora di credere nella possibilità che il voto conceda, di determinare, con la propria volontà, l’indirizzo di un territorio, le politiche di una Nazione”.
Così la candidata alla carica di sindaco del Movimento 5 Stelle, Ludovica Cieri, a margine del commento del consigliere comunale Pd, Domenico Molino, a margine del voto referendario (qui l’articolo). “La lettura superficiale del risultato referendario che fanno alcuni politicanti locali, – attacca Ludovica Cieri – rende poco onore alla loro intelligenza, che si ferma alla pura e semplice valutazione del raggiungimento del quorum. Se questi sono gli analisti politici delle prossime amministrative, sono certa, contro le loro previsioni, che i cittadini vastesi potrebbero riservargli anche inattese sorprese. Se è vero come è vero che a Vasto hanno votato quasi 16mila persone, che rappresentano il 43,07% degli aventi diritto (di cui 15mila hanno votato sì) ci permettiamo di suggerire un atteggiamento maggiormente rispettoso di chi ha inteso onorare con la sua presenza questo referendum”.
Per la candidata del M5S, “appare quanto meno presuntuosa la volontà di attribuire un senso politico a questa consultazione che, alla luce del risultato, e di quell’undici per cento in più rispetto al dato nazionale, non dovrebbe far gioire così il consigliere Molino. Il consigliere lega il ‘fallimento del referendum’ ad una volontà ‘altra’ dei cittadini rispetto alle priorità della Nazione. Vorrebbe desumere da ciò, di conseguenza, anche il fallimento dei partiti e dei movimenti che si sono fatti portatori del sì, mischiandoli tutti in uno strano coacervo di forze che, a suo dire, dovrebbero riflettere sul risultato referendario, facendo sottintendere, così, una sconfitta politica delle stesse, anche alle prossime amministrative. Non applicando gli opportuni distinguo tra la partecipazione all’elezione di un sindaco e di un Consiglio comunale e quella ad un quesito referendario monco, snaturato nel suo valore iniziale, volontariamente mal comunicato e soprattutto osteggiato nella sua partecipazione proprio da chi dovrebbe mostrare atteggiamento opposto, non solo mostra sommaria superficialità di analisi ma soprattutto scarsa conoscenza delle dinamiche che si legano al voto amministrativo. Molino chiude la sua disamina individuando l’unico vincitore di queste elezioni nel Presidente Renzi. Ma questa non sarebbe una novità. Renzi vince sempre, soprattutto quando non è candidato”.