“Il 17 aprile dobbiamo andare in massa votare Sì al referendum per fermare il bombardamento dei fondali del Mare Adriatico per estrarre Petrolio e Gas”. L’appello è di Ivo Menna, candidato alla carica di sindaco di Vasto per la lista civica La Nuova Terra.
“Petrolio fonte di guerre, corruzione, distruzione dell’ambiente. I casi esplosi in Basilicata e le morti di Taranto sono gli ultimi esempi tra corruzione e avvelenamento della vita. Basterebbero queste tre parole per dire che sarà indispensabile nel futuro prossimo anche in Italia di farla finita con la estrazione del petrolio, questa energia fossile che ha alimentato e alimenta un modello di sviluppo economico che sta dimostrando il suo totale fallimento, e avvirci verso l’obiettivo delle energie rinnovabili. A causa del petrolio e dei fossili siamo a contare: inquinamento, disoccupazione, decrescita industriale, conflitti, guerre, emigrazioni, impoverimento di milioni di persone.
L’obiettivo del referendum è chiaro e mira a far sì che il divieto di estrazione entro le 12 miglia marine sia assoluto e che la tutela delle acque territoriali sia definitiva. Votare si’ al referendum proposto da 7 Regioni italiane per bloccare definitivamente le ricerche di gas combustibili fossili nel mare Adriatico. Dal 2011, nel programma della Nuova Terra, tra i punti imprescindibili veniva affermato che la battaglia futura avrebbe dovuto essere una sensibilizzazione della società civile per impedire che il nostro mare venisse perforato e modificato dai processi di estrazione, mettendo al primo posto la bellezza e la conservazione di questo inestimabile bene comune da consegnare alla future generazioni. L’articolo 9 della Costituzione Italiana ci impone la difesa del patrimonio, del paesaggio storico e naturale. Attendiamo, come annunciato anche a Vasto, una posizione dal Partito democratico e una mobilitazione che sia chiara e pulita, poichè è evidente che tutti i mezzi di informazione, pubblici e privati stanno censurando il referendum del 17 aprile. Due considerazioni mi spingono a votare sì e far votare Sì al referendum del 17 aprile, contro le trivellazione del mare Adriatico e contro la petrolizzazione:
1) Il mare è un bene comune e quindi, appartiene a chi la vive e la abita da millenni e non a nuovi padroni camuffati da benefattori che ritengono avere fatto investimenti per dare lavoro e portare danaro ai territori. Un argomento apparentemente ammaliante, ma quanti soldi l’Italia e le popolazioni adriatiche guadagnerebbero da queste estrazioni? Ebbene le cifre che lo Stato dovrebbe percepire si aggirano sull’ordine dei 340 mila euro. Incredibile ma vero: la risorsa estratta di gas e di petrolio ci farebbe incassare questa cifra. In cambio le multinazionali si prenderebbero e venderebbero tutto il petrolio del nostro mare. E in quanto tempo queste riserve di petrolio e gas basterebbero per i nostri consumi italiani? Uno pensa in termini di secoli, ma in verità questa massa di petrolio durerebbe solo 10 settimane mettendo a serio rischio tutto il mare e i fondali con le tecniche di estrazione dette Airgun: esplosioni che danneggerebbero seriamente i fondali marini e così le attività della pesca e di tutto l’indotto, provocando disastri, trasformazioni, e mutazioni nella fauna. In definitiva, gli unici vantaggi saranno dei petrolieri sfruttando un bene comune di tutti gli italiani, e divenendo padroni delle nostre coste.
Il presidente del Consiglio, Renzi, ha tentato in ogni modo di oscurare il referendum spingendo verso l’astensione e il non voto, ma il popolo antitrivelle ha lanciato una informazione dal basso che ha costretto Renzi a assumere posizioni più concilianti. Comunque la legge non consente che entro le 12 miglia marine siano rilasciate nuove concessioni, ma non impedisce, invece, che a partire dalle concessioni già rilasciate siano installate nuove piattaforme e perforati nuovi pozzi. La costruzione di nuove piattaforme e la perforazione di nuovi pozzi è, infatti, sempre possibile se il programma di sviluppo del giacimento (o la variazione successiva di tale programma) lo abbia previsto. Basta verificare quali siano le concessioni tutt’ora vigenti (e ricadenti entro le 12 miglia marine) e leggere l’originario programma di sviluppo del giacimento per capire che nuove trivellazioni ci saranno eccome. Sappiano i cittadini vastesi e non che se vince il No ci saranno nuove trivellazioni per quelle concessioni in atto”.