Calciopoli, i grandi campioni soffiati alla concorrenza, i rapporti ancora “tesi” con l’Inter e tanto altro ancora nell’incontro presso il Ristorante Gabrì Park Hotel di San Salvo, che ha visto protagonista lo storico dirigente sportivo della Juventus e manager Luciano Moggi, che ha presentato il suo ultimo libro dal titolo Il pallone lo porto io, un’autobiografia scritta insieme al giornalista Andrea Ligabue, caporedattore de Il Resto del Carlino, anch’egli presente all’incontro moderato dal giornalista Sky Giovanni Tontodonati, insieme al presidente dello Juventus Club Doc “Gaetano Scirea” di San Salvo, Antonio Generoso, Nicola Penta, collaboratore dell’ex ds bianconero e il procuratore sportivo Pasquale Gallo.
Dopo i saluti dell’assessore alla Cultura del Comune di San Salvo, Giovanni Artese, Moggi ha animato la serata raccontando ai numerosi presenti, in stragrande maggioranza naturalmente tifosi juventini, diversi aneddoti relativi alla sua lunga esperienza nel club bianconero, tra cui i maggiori “colpi di mercato”, come Zidane, Camoranesi, Ibrahimovic, Nedved e tanti altri. Proprio dell’arrivo alla Juventus della “furia ceca”, Moggi ha ricordato il “colpo gobbo” tirato allo stesso giocatore: “Quando l’ho contattato mi ha detto che si trovava bene a Roma e non avrebbe voluto cambiare. Dopo qualche giorno l’ho invitato a Torino, giusto per provare come si trovava. Lui ha accettato, a patto che l’incontro rimasse assolutamente privato. Gli ho mandato un aereo privato e all’arrivo gli ho fatto trovare una cinquantina di giornalisti. Da lì i rapporti con la tifoseria si sono deteriorati, lo chiamavano ‘il traditore’, e alla fine è dovuto venire da noi. Però con noi è diventato quello che è”. Poi gli incontri con Zidane (“con il Bordeaux l’ho visto distruggere da solo il Milan”), con un giovanissimo Cristiano Ronaldo, per un contratto sfumato per l’improvviso ritorno di Salas in Argentina (il giocatore faceva parte del “pacchetto” in fase di contrattazione) e con tanti altri campioni che hanno fatto la storia della Juventus e dello stesso Moggi, che ha mostrato abbastanza decisione da ignorare facili assist “strappa-applausi”, come quello relativo al giudizio su Alessandro Del Piero. Probabilmente tra lo stupore di chi si aspettava parole di elogio senza se e senza ma, Moggi ha rimarcato: “Se mi chiedete se Del Piero è stata la bandiera della Juve, devo dirvi che per me lo è più Totti alla Roma. Del Piero è stato un grande campione, un giocatore importante per la Juve, ma giocava per 10 milioni di euro. Era un bravo professionista, ma non direi una bandiera”. Per quanto riguarda invece gli allenatori, per Moggi “il migliore è sempre quello in carica”.
Inevitabile, poi, un passaggio su Calciopoli, definita “una messa in scena”: “La Juventus è stata simpatica per un certo periodo, quando non dava fastidio, ma adesso che è tornata grande si rischia di tornare ai tempi di Calciopoli”, considerata una “messa in scena” architettata per colpire la dirigenza e la squadra. Non sono mancate inoltre le bordate contro l’Inter, la squadra “dalla lacrima facile“, che secondo lo stesso Moggi faceva “pressing sugli arbitri” e gestiva “allegramente” i passaporti dei giocatori, in riferimento al noto “caso Recoba”. “Adesso che la Juventus ha ricominciato a vincere – ha rimarcato Moggi – hanno ricominciato a lamentarsi, sperando di mettere pressione sugli arbitri”. Insomma, un Luciano Moggi combattivo e tagliente che anche a San Salvo ha confermato una volta di più quel “caratterino” che lo ha contraddistinto durante la sua lunga carriera nel mondo del calcio.