Nella quiete del Venerdì Santo apre il portone del suo ufficio con il suo grande sorriso. È la vigilia di una tappa importante della sua vita di uomo e sacerdote che cade nel periodo della Pasqua. “E infatti domani (oggi, ndr) andrò a far visita alla Madonna di Loreto per ringraziarla di tutto ciò che ho ricevuto”. Don Mario Pagan, oggi alla guida della parrocchia Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo a San Salvo Marina, il 26 marzo di 50 anni fa diveniva sacerdote. Nato e cresciuto a Chioggia ha perso il papà quando aveva solo nove anni. “Erano gli anni della guerra. Lui faceva il pescatore e fu richiamato e morì sotto un pesante bombardamento nel porto di Ancona”. Sin da piccolo ha frequentato la parrocchia e l’oratorio, dove è maturata la sua vocazione. “Mi sono sentito chiamato – racconta -anche grazie al supporto del mio parroco: un uomo robusto, deciso ma di una spiritualità e di una tenerezza unici. Sono cresciuto in un contesto familiare buono, dopo la morte di mio padre siamo andati avanti con tanti sacrifici di mia madre”. Per i suoi studi Mario si trasferisce nel convitto di Chieti, dove studia e diventa subito punto di riferimento per la diocesi, divenendo vice rettore del Dino Zambra. “Poi negli ultimi due anni di teologia prima dell’ordinazione monsignor Bosio mi mandò a completare gli studi a Macerata. Lì era come una famiglia, ho trovato un rettore splendido negli anni in cui la Chiesa viveva i profondi cambiamenti del Concilio. Mi ha dato via libera all’attività pastorale in una parrocchia di periferia, dove c’era un parroco anziano che aveva bisogno di aiuto. Quindi la mattina ero a lezione, il pomeriggio in parrocchia. La sera era dedicata alle attività del teatro, abbiamo messo su tanti spettacoli. E poi la notte studiavo”. Il 26 marzo 1966 l’ordinazione sacerdotale, nella città marchigiana, e poi il ritorno a Chieti, dove ha ripreso il servizio nel convitto e ha iniziato quello come vice parroco a Sant’Antonio abate. Nel 1970, era il 1° gennaio, l’arrivo a Vasto, con l’incarico di parroco a San Lorenzo. “Monsignor Capovilla, allora vescovo di Vasto, mi chiese, oltre all’incarico a San Lorenzo, di mettere su la Schola Cantorum a San Giuseppe e dare una mano al convitto Histonium. Ma la parrocchia aveva bisogno di tanta energia, a quel tempo era una chiesa di missione, il catechismo lo andavano a fare da Vasto. Il parroco, Don Lucarelli, abitava a Cupello, insegnava, non era a San Lorenzo a tempo pieno. Io invece volevo dedicarmi completamente a quella comunità, anche abitando lì. E con il vescovo ci trovammo d’accordo”.
La figura di Don Mario Pagan è profondamente legata al basket vastese. “Già quando ero vice parroco a Chieti avevo fondato la squadra di basket. Quando avevo un’ora di tempo libero andavo alla Villa Comunale di Chieti a guardare le partite. Così, quando sono arrivato a Vasto ho subito fatto il campetto a San Lorenzo. La nostra squadra giovanile arrivò a qualificarsi alle finali nazionali del Centro Sportivo Italiano”. Passione sportiva legata a sani valori con quel 1971 che segna l’anno di affiliazione della società che oggi si chiama Vasto Basket e milita in serie B. “Nel corso degli anni abbiamo collaborato con i Salesiani, che pure avevano fatto crescere una bella realtà di pallacanestro. Se volevamo puntare in alto a livello agonistico dovevamo unire le forze”. Nel suo percorso Don Mario è stato anche professore. “Ho insegnato per tantissimi anni. A Chieti alle superiori dal 1966 al 1970, gli anni di piombo!”, dice con un sorriso che lascia intravedere i ricordi dei suoi anni da giovane sacerdote che si confrontava con il mondo giovanile di allora. A Vasto, nella scuola media Rossetti, sono rimasto fino al 1993, credo. Non ce la facevo più, la scuola richiedeva tanto impegno di tempo ed io avevo la parrocchia, ero assistente di Azione Cattolica e avevo continui incontri di formazione. Però insegnare è stata una bellissima esperienza, in tanti tornano ancora oggi a salutarmi”.
Quando monsignor Menichelli arrivò nella diocesi di Chieti-Vasto “mi chiese di assumere l’incarico in diocesi, sono stato 10 anni al suo fianco. Ho avuto la responsabilità del seminario e poi degli uffici diocesani”. L’ultima tappa della sua missione pastorale arriva con Bruno Forte: “Mi ha invitato a dedicarmi a questa parrocchia di San Salvo Marina e fare il vicario episcopale, ruolo che avevo ricoperto anche ai tempi del cardinal Fagiolo e monsignor Valentini. Sono stato vicario fino allo scorso anno, quando l’ho lasciato per il raggiungimento degli 80 anni”. Nella parrocchia di San Salvo marina “mi trovo bene, si lavora, si cerca di costruire una comunità e portare la gente a Cristo, di insegnare ad amare lui, servire lui”. Per lui questi sono giorni in cui ripensare al cammino svolto fino ad oggi. “Penso ai tanti ragazzi incontrati nei campi scuola, nei campi di formazione, persone a cui sono davvero legato. C’era un bel clima di amicizia, di servizio e di dedizione da parte di queste persone”. La sua è una visione di una Chiesa in cui “deve crescere il laicato con un vero senso di Chiesa. In tanti vogliono essere disponibili a dare una mano, ad aiutare. Bisogna vedere se sono disponibili nella gratuità e nella disponibilità e nel convergere nella corresponsabilità senza protagonismi. Cristo è andato incontro alla croce, non è andato in cerca di qualche exploit. È andato incontro alla gente dialogando, perdonando”.
Il 16 aprile l’arcivescovo Bruno Forte presiederà la messa per ricordare i suoi 50 anni di sacerdozio. “Sarà il momento in cui dire grazie al Signore per tutti i doni che mi ha fatto, e me ne ha fatti tantissimi. Ma anche un momento in chiedere perdono perchè siamo fragili tutti quanti, anche i preti. Anche noi, in un modo o nell’altro, sbagliamo e gli sbagli nostri, forse, sono anche meno capiti degli altri”.