“Con l’estrazione di una limitata quantità di petrolio di scarsa qualità, si mettono in pericolo la nostra salute, le nostre coste, il nostro mare, la fauna, il turismo, la pesca sostenibile. Dobbiamo partecipare in massa al referendum e votare Sì. E’ un’occasione per riaffermare la democrazia e le ragioni dell’ambiente. Dobbiamo puntare sulla salvaguardia del nostro mare, sul turismo e sullo sviluppo ecosostenibile punti di forza imprescindibili per rilanciare l’economia e il benessere dell’intera comunità. Non c’è più tempo da perdere”. Giuseppe Tagliente, leader di Unione per Vasto, si schiera contro le trivellazioni petrolifere nel mare Adriatico entro le 12 miglia dalla costa (22 chilometri e 200 metri).
La presa si posizione è scaturita all’unanimità dalla riunione del direttivo del movimento politico di cui l’ex presidente del Consiglio regionale è fondatore.
“Nonostante il richiamo e l’allarme su scala planetaria da parte degli scienziati in merito ai rischi e ai danni irreversibili prodotti dal surriscaldamento del pianeta, con l’uso dei combustibili fossili, e agli impegni assunti a Parigi nella conferenza internazionale sul clima – si legge in una nota dei Unione per Vasto – il Governo Renzi, con la complicità di alcuni presidenti di Regione, tra cui Luciano D’Alfonso, vuole consentire alle lobbies del petrolio di bucherellare i fondali nel nostro mare in spregio alle richieste e alla contrarietà delle popolazioni locali espressa attraverso la nascita spontanea di comitati cittadini che continuano a lottare democraticamente per difendere l’ambiente, la vita, la biodiversità”.
“I rischi ambientali sono enormi”, afferma il professor Nicandro Gambuto, docente di scienze del Liceo scientifico Mattioli di San Salvo che ha illustrato al direttivo le ragioni del Sì“. I danni causati da eventuali incidenti, potrebbero essere enormi. La fauna marina rischia l’estinzione. Per ricercare gli idrocarburi viene infatti utilizzata una tecnica denominata air-gun, cioè spari di aria compressa che generano onde che leggono il sottosuolo. L’air-gun potrebbe inoltre provocare la subsidenza, vale a dire l’abbassamento della superficie del suolo. Studi norvegesi affermano che intorno alla sorgente sonora il pescato diminuisce del 50%. Inoltre, le trivellazioni rilasciano nell’aria sostanze nocive come l’idrogeno solforato e i nitrati. E’ necessario puntare su scala internazione e quindi anche sul nostro territorio alla produzione di energia da fonti rinnovabili e dire no a tutti gli insediamenti nocivi per l’ambiente e per la salute dei cittadini”.
Intanto nel centrodestra, anche il gruppo facente capo all’ex consigliere regionale Antonio Prospero e alla Scuola di Formazione Politica FO&PA si sono schierati per il sì, esortando “quanti governano i vari livelli territoriali a promuovere azioni di contrasto verso il cieco sfruttamento della risorsa mare e di favorire politiche di valorizzazione di questo tesoro inestimabile”.