“Di fronte a Lentella e a molte, a troppe Lentelle che ancora esistono nel Mezzogiorno c’è da picchiarsi tutti il superbo petto e domandarsi se abbiamo più il diritto di vivere di fronte a chi ha soltanto il dovere di morire”.
Si concludeva così l’articolo titolato “Bestie da soma” di Renato Caniglia sul Giornale del Mezzogiorno all’indomani dei fatti di Lentella.
Nel piccolo comune del Vastese nel 1950 la primavera si apriva con il sangue di Nicola Mattia (41 anni) e Cosmo Mangiocco (26) rimasti esanimi a terra, uccisi in piazza Garibaldi dai colpi esplosi dall’appuntato dei carabinieri Vincenzo De Vita sulla porta del municipio. I due braccianti tornavano dallo Sciopero alla rovescia: lavoravano gratis insieme ai compaesani per costruire la strada di collegamento alla Trignina, vista come unica speranza per uscire dalla miseria. Al rientro si manifestava con bandiere rosse e italiane. Nelle tasche di Mattia fu trovato un tozzo di pane del quale si privò, nonostante la fatica, per portarlo ai figli a casa.
I colpi esplosi ferirono anche 10 persone di passaggio su un autobus di linea. Il funerale fu blindato, con cecchini sui tetti del paese per evitare sommosse; presenti diversi parlamentari dell’epoca. Durante lo sciopero generale indetto dalla Cgil, il giorno dopo, ci furono altri morti a Parma e Avezzano. Per mesi i protagonisti dello sciopero restarono nascosti nei comuni confinanti; tra questi, Pierino Sciascia (che poi diventerà sindaco del paese per 20 anni) che si rifugiò per due mesi nella sede del Pci di Vasto rifiutando l’offerta del partito di una fuga in Russia. Gli imputati per partecipazione a manifestazione sediziosa e resistenza a pubblico ufficiale furono 90.
L’anno dopo il prefetto impedì una manifestazione in ricordo delle vittime per motivi di ordine pubblico.
IL LIBRO CHE PARTE DA LENTELLA – Ieri, come avviene ormai da qualche anno, c’è stata la commemorazione di quei fatti. L’iniziativa è stata organizzata dalla locale sezione del Pd. Dopo gli interventi del sindaco Carlo Moro (nipote di Mattia, una delle vittime), Gianni Cordisco (assessore), Alessio Bevilacqua (capogruppo) e Giampiera Bardeglinu (segretaria Pd), è stata l’occasione per la prima presentazione di L’erba dagli zoccoli dello scrittore marchigiano Tullio Bugari: 11 storie romanzate che raccontano le vicende meno conosciute del periodo delle lotte contadine nel dopoguerra. A Lentella è dedicato il primo capitolo; Cosima, protagonista fittizia del racconto, è un personaggio ispirato ad Anna Battista che prese parte allo sciopero alla rovescia e ieri presente in sala.
L’autore ha così riflettuto con i giornalisti Orazio Di Stefano e Antonino Dolce sulla nascita del volume e sul periodo in esame: “Tutto è partito da qui – ha raccontato l’autore – che ho visitato nel 2013 raccogliendo alcune testimonianze sulle quali ho composto il primo capitolo. Da lì ho deciso di approfondire quella parte dimentica della nostra storia. Una storia fatta dai braccianti che non esito a definire l’altra resistenza. Racconto dei fatti che vi appartengono e oggi trovarmi qui con voi mi emoziona non poco“.
UNA SCULTURA PER RICORDARE – Presentazione del volume, ma non solo. Durante l’iniziativa lo scultore Ettore Altieri ha illustrato i bozzetti del suo progetto: una scultura ricavata da un masso di gesso rimosso dalla strada in fase di ammodernamento (la stessa sulla quale si svolse lo sciopero alla rovescia). L’opera rappresenterà un fazzoletto annodato, lo stesso che gli scioperanti in quel marzo di 66 anni fa portavano al collo per andare al lavoro.
Una volta terminata, sarà posta nella rotonda dello svincolo per la Statale Trignina per ricordare, a chi la percorre quotidianamente e non solo, l’origine di quella strada e l’estremo sacrificio che la comunità lentellese pagò per uscire dalla povertà.