Maggioranza risicata e un anno di travaglio per la giunta Magnacca che – come suggerito dal neo fuoriuscito Argirò – dovrà sperare che nessuno si ammali in occasione dei consigli comunali. È il risultato del consiglio odierno durante il quale si è votata la sfiducia presentata dalle minoranze e che ha sancito l’addio al gruppo di governo dell’ex consigliere regionale – e pezzo da 90 del centrodestra sansalvese – Nicola Argirò.
“Me ne vado perché sono stati traditi i principi ai quali credo e per i quali sono stato eletto”, ha detto nel suo intervento iniziale per poi passare a un duro attacco nei confronti del suo ormai ex schieramento. I riferimenti sono soprattutto ad Angiolino Chiacchia, vicesindaco che “a novembre aveva dato la disponibilità a dimissioni mai concretizzatesi”, al presidente del consiglio che “cambia maglia a ogni elezione” e a una maggioranza “piena di personaggi ambigui“.
Nel suo secondo intervento, poi, Argirò ha aggiunto: “Da oggi mi sento un uomo non più schiavo di quel partito a cui ha dato tanto e che ha fallito nel gestire il rispetto nei miei confronti”. Per il consigliere comunale, nel mirino c’è anche il capogruppo Fernando Artese che non avrebbe convocato incontri per spiegare le motivazioni delle mancate dimissioni di Chiacchia e per gestire la mancata rielezione di Argirò in Regione; “Mi sarei aspettato che accadesse quanto successo con Mariotti, che fece entrare in giunta Marchese nel ’94, anche se avrei rifiutato l’offerta”. Poi la stoccata anche per Fabio Raspa, primo dissidente poi rientrato: “Sarà il primo caso in Italia di Comune che si regge sul voto a favore di un membro del gruppo misto”; il consigliere risponderà: “Felice di essere l’eccezione che conferma la regola”.
TONI ESASPERATI – La giornata più lunga per la giunta di centrodestra al primo mandato e alla prima prova di sfiducia ha visto il voto unito dei restanti consiglieri seppur tra velate ammissioni di disagi interni. I toni – fino a quel momento non troppo alti – si sono alzati con l’intervento di Stefano Battista che ha accusato la minoranza di “atto fantozziano” chiedendone le dimissioni in blocco. Forte il dissenso espresso dai banchi dell’opposizione con Luciano Cilli, Domenico Di Stefano e Nicola Sannino decisi a replicare al consigliere di maggioranza con Spadano in difficoltà nel tentativo di riportare la calma.
“SIAMO UNITI” – Al netto delle minimizzazioni e delle richieste di ripensamento, è il sindaco a concludere la lunga mattinata. Gli animi si accendono nuovamente sul secondo punto all’ordine del giorno: il documento di fiducia al sindaco che le opposizioni ritengono superfluo e ne chiedono il ritiro senza successo. Su questo Argirò dice di ritenerlo “offensivo nei confronti dei consiglieri di opposizione” annunciando il voto contrario e stigmatizzando anche il precedente intervento di Battista.
Tiziana Magnacca taglia corto ribadendo la presunta buona salute della maggioranza: “I numeri ci sono e arriveremo alla fine del mandato. Non possiamo ricevere consigli da chi ci ha preceduto; a noi non è mai capitato di arrivare alle mani o urlare prima di un’assise civica. Questa mozione la definisco tafazziana perché vi si è rivoltata contro fortificandoci. A chi di voi minaccia di rivolgersi alla Procura della Repubblica per alcuni temi dico ‘fatelo! Sarò al vostro fianco’”.
Dal prossimo consiglio – morale di oltre 4 ore di seduta – la maggioranza avrà un voto di vantaggio, vietato ammalarsi.
LA DIRETTA DELLA MATTINATA
13,30 – Votato il documento di maggioranza a sostegno della giunta Magnacca: 9 sì, 7 no. Argirò ha votato contro. Nell’opposizione, Luciano Cilli era già andato via.
13,20 – I toni si accendono nuovamente. Il diverbio, stavolta, è tra Tiziana Magnacca da un lato, Filomena D’Addario e Arnaldo Mariotti dall’altra.
12,55 – La maggioranza presenta un documento a sostegno dell’amministrazione Magnacca. Argirò lo definisce “offensivo” e annuncia il suo voto contrario.
12,31 – L’amministrazione comunale rimane in carica. Non passa la mozione di sfiducia: 9 consiglieri hanno votato no alla caduta della Giunta Magnacca, 7 i favorevoli. Argirò si è astenuto.
12,28 – Comincia la votazione per chiamata nominale: ogni consigliere verrà chiamato dal presidente del Consiglio comunale a esprimersi con un sì, un no, o un “mi astengo” alla mozione di sfiducia.
11,45 – Gabriele Marchese (San Salvo democratica): “Da Battista emerge la sua cultura totalitaria. Noi resteremo qui per mandarvi a casa”.
11,30 – Fernando Artese (Forza Italia) sostiene che la maggioranza durerà fino al 2017 e poi si rivolge al sindaco: “La maternità ti aiuterà a fare meglio”.
11,15 – Tensione alle stelle. Urla sia dai banchi della maggioranza che da quelli dell’opposizione.
Ore 11,10 – Si surriscaldano gli animi. Stefano Battista (Forza Italia) difende l’amministrazione comunale e chiede ai consiglieri di minoranza di dimettersi in blocco. Risate dagli scranni dell’opposizione. Luciano Cilli (Pd) gli dà del “fascista”, richiamato all’ordine dal presidente del Consiglio comunale, Eugenio Spadano.
MAGGIORANZA RISICATA – Ora è ufficiale. Nicola Argirò esce dalla maggioranza di centrodestra che sostiene l’amministrazione comunale di San Salvo e annuncia una probabile candidatura a sindaco alle elezioni del 2017 “con un progetto alternativo”.
In corso la seduta del Consiglio comunale in cui si voterà la mozione di sfiducia al sindaco, Tiziana Magnacca, presentata da San Salvo democratica (Domenico Di Stefano, Gabriele Marchese e Angelo Angelucci), Partito democratico (Arnaldo Mariotti e Luciano Cilli) e Gruppo misto (Nicola Sannino e Filomena D’Addario).
Argirò abbandona la maggioranza. Lo conferma in aula, “perché sono stati traditi i principi per i quali sono stato eletto” e rivolge pesantissime accuse al vice sindaco, Angiolino Chiacchia (“aveva detto che si sarebbe dimesso”), al presidente del Consiglio comunale, Eugenio Spadano, e alla coalizione, “piena di personaggi ambigui”.
Argirò non mette in dubbio l’esito della votazione di oggi, che prevede positivo per la Magnacca, ma ammonisce: “In Consiglio con una maggioranza di 9 contro 8, non può durare a lungo” per questo, ironicamente, augura “buona salute a tutti, perché nessuno potrà assentarsi, altrimenti mancheranno i numeri” e annuncia che “su alcuni temi sarò più feroce della minoranza”.
Di fatto, i rapporti di forza tra il centrodestra e le opposizioni sono alla pari: 8 consiglieri sostengono l’amministrazione, altrettanti vogliono farla cadere. La maggioranza, dunque, si regge sul voto decisivo del sindaco che, però, nel prossimo futuro dovrà assentarsi per maternità.