Il giorno dell’intervista è il day after di una festa di compleanno che si è conclusa poche ore prima. Nella sala campeggia un grande numero 18 fatto di palloncini viola e neri. “Settanta persone. Credevo di non farcela e, invece, ci sono riuscita”.
Giorgia Crisci ha trent’anni ed è proprietaria di Quo Vadis?, un bistrot nel centro di Vasto: “Ho studiato scienze psicologiche e, anche se ho capito che non era la mia strada, ho completato gli esami. Già lavoravo nei fine settimana, poi ho cominciato full-time in una pasticceria”.
Fino a quando non ha deciso di mettersi in proprio. Seduta a un tavolino davanti al bancone, ricorda che “questo locale era un rudere. Ci sono voluti quasi tre anni per ristrutturarlo insieme alla mia famiglia. Ho iniziato a lavorare a 22 anni. Quello di aprire un bar era uno dei sogni della mia vita e si è realizzato. Questa è la mia strada, perché ho sempre amato il contatto con la gente. Abbiamo aperto i battenti il 19 giugno del 2014. All’inizio è stata dura: qui intorno ci sono tanti locali, io ero nuova e, per di più, aprivo in un posto nascosto. Me lo segnalò un amico che ha un’agenzia immobiliare”.
In un anno e nove mesi, “i complimenti più belli me li hanno fatti una mia amica che, dopo una serata ben riuscita, mi ha detto: ‘Era il successo che meritavi’, e mia madre: ‘Sono fiera di te’. Paradossalmente, le critiche più dure le ho ricevute da amici, o presunti tali, che si sono rivelati saccenti: ‘Questo si fa così… ma tu sbagli’ . E non venivano mai a trovarmi. E’ un lavoro che mi ha aiutato fare una cernita delle amicizie. Ho avuto, invece, più supporto da coloro che non conoscevo”.
Dice di non essersi mai sentita discriminata rispetto agli uomini, “anzi, essere donna un po’ mi ha aiutato, perché ero sola e dagli estranei ho avuto tanto aiuto”.
Non si è pentita di averci provato a casa sua. In controtendenza. Nel bel mezzo della grande emigrazione giovanile contemporanea, è rimasta a Vasto. “Se questa domanda me l’avessi fatta lo scorso anno, avrei risposto che era meglio andare via. Oggi no. Sono felicissima delle scelte che ho fatto: sto raccogliendo i primi risultato dopo sforzi e lacrime e rifarei tutto quello che ho fatto. Vasto è quella che è: c’è la mentalità del branco, del locale nuovo dove vanno tutti. Io qui sono circondata da titani. Ma ora mi sento quasi al loro livello. Il futuro? Non farò mai un passo più lungo della gamba. Spero di poter gestire questa attività non più da sola, ma con un compagno che mi aiuti a condurre il locale, oltre al supporto che mi danno i miei”.