Sono trascorsi due anni. E l’ascensore è ancora lì. Rotto. Inutilizzabile. Per Enza Armando, 50enne disabile di Vasto, è un problema di vitale importanza: non può uscire di casa. E quando deve sottoporsi ad accertamenti sanitari, sono guai, perché gli infermieri devono farla scendere, sulla sedia a rotelle, per le scale del palazzo in cui risiede, in corso Europa, e a lei vengono gli attacchi di panico.
“Ormai da troppo tempo – si sfoga – sento dire: ‘Domani’, invece sono passati anni. Dove sono le leggi? Dicono che la legge è uguale per tutti. Non credo proprio”.
Si porta addosso tutte le conseguenze dei tempi biblici dell’appalto di manutenzione dell’ascensore. “Attendiamo – spiega l’avvocato di Enza, Massimiliano Baccalà – l’affidamento, per la terza volta, dell’incarico di gestione a una ditta del settore. L’amministratore sostiene di aver ricevuto diversi no dalle aziende che ha interpellato. Noi, dal canto nostro, abbiamo prospettato i nominativi di alcune imprese del settore, perché vogliamo accelerare i tempi. Queste lungaggini sono inaccettabili”.
E’ in corso un’inchiesta penale per accertare eventuali responsabilità e, ad essa, potrebbe aggiungersi un’azione civilistica finalizzata a chiedere il risarcimento dei danni subiti dalla donna. Enza continua ad aspettare: “Mi stanno togliendo la voglia di vivere”. Due anni chiusa in casa. E’ ora di risolvere questo problema. E di risolverso definitivamente.