“Poiché il diritto si dimostra insufficiente a causa della corruzione, si richiede una decisione politica sotto la pressione della popolazione. La società, attraverso ong e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi. Se i cittadini non controllano il potere politico non è possibile contrastare i danni ambientali“. Questo il passaggio dell’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco che tradotto in donpatriciellese suona più o meno così: “Uagliù, scetateve sennò chiss’ v’ fann’ fiss!”.
L’appello al controllo civile del potere politico è arrivato da don Maurizio Patriciello, ospite ieri sera presso la concattedrale di San Giuseppe, nell’ambito della festa della Madonna di Lourdes. Il parroco della Terra dei Fuochi ha ripercorso per l’occasione la sua storia di impegno civile, da quando proprio di impegno civile non ne voleva proprio sapere: “Sono sempre stato dell’idea che ognuno deve fare il proprio dovere e il prete deve fare il prete, non il politico o l’attivista”. Qualcosa però è cambiato, dall’omicidio di Don Peppe Diana ai tanti “segni del Signore” che don Patriciello ha riconosciuto lungo il suo percorso.
“Come tutti, anch’io sapevo dell’esistenza della camorra, sapevo che controllava droga, appalti, rifiuti, ma sapere cosa c’è dietro è un’altra cosa. In Campania per un certo periodo eravamo sempre in emergenza rifiuti; non si capiva perché discariche progettate per durare 4/5 anni, in un anno si riempivano. E il motivo si è scoperto: per anni sotto i normali rifiuti per cui le discariche erano state realizzate, si sono nascosti incredibili quantità di rifiuti industriali“. E quando non bastavano le discariche, terreni agricoli, cantieri edili e quant’altro. “A un certo punto hanno cominciato a incendiare i rifiuti, e ci hanno detto che era colpa nostra, che eravamo incivili e maleducati, ma naturalmente la realtà era un’altra, quella che oggi tutti conosciamo”. Tutto questo, con il terribile corredo di danni alla salute.
Per arrivare al “riconoscimento” del problema e alle prime leggi penali sui reati ambientali, però, don Patriciello ha dovuto scavalcare gli enti intermedi e puntare “in alto”, anche attraverso campagne shock che hanno coinvolto le mamme dei bambini morti di tumore a causa dell’inquinamento: “È stata una scelta difficile, ma andava fatta. Abbiamo realizzato delle cartoline con le foto delle mamme sul lettino dei loro bambini morti e le loro foto tra le braccia. In due giorni le 150mila cartoline realizzate già non bastavano più. Sono state inviate al Presidente della Repubblica e al Papa”.
Insomma, un lungo percorso irto di difficoltà che ha raggiunto risultati grazie alla grande mobilitazione che don Patriciello è riuscito a sollecitare e che dimostra l’importanza del “controllo civile” sul potere politico e dà senso alla conclusione di don Patriciello: “Uagliù, scetateve sennò chiss’ v’ fann’ fiss!”. Una conclusione che ha guadagnato un caloroso applauso e prodotto non poca ilarità, per via dell’espressione colorita che però ha implicazioni piuttosto drammatiche considerando che “vi fanno fessi” quando si tratta di gravi problemi ambientali come nella Terra dei Fuochi, significa “vi avvelenano a morte pur di continuare a fare soldi”.