Valutare se è il caso di rimanere nell’Arap o “sfilarsi” e dare autonomamente risposte alle esigenze degli operatori della zona industriale. Lo chiese il presidente del Consiglio comunale di San Salvo, Eugenio Spadano, che in una nota scrive: “La decisione di riunificare i preesistenti Consorzi Industriali in un unico soggetto, seppure scaturita dalle migliori intenzioni del governo Chiodi, si è trasformata di fatto in una soluzione nella quale oramai i livelli decisionali, e quindi le ricadute locali, sono talmente indecifrabili e confusi, da dare come risultato l’assoluta assenza delle attività istituzionali sia dell’ARAP, che di ciò che resta, a livello locale, degli ex Consorzi. L’operazione anzidetta ha, di fatto, distrutto i livelli operativi (in verità ultimamente non eccezionali) di quei Consorzi che, pur infarciti di comportamenti iperburocratizzati, erano perlomeno nelle condizioni di fornire un minimo di risposte in termini di manutenzione della aree industriali e di procedure per le iniziative produttive, adesso sono diventati inesistenti. Al danno per alcuni ex Consorzi, come quello del Vastese, uno dei pochi a essere dotato di un bilancio attivo e costretto a versare nelle casse dell’ARAP circa 7 milioni di euro, destinati a ripianare bilanci disastrati di altri Consorzi, e sottratti quindi ai bisogni delle zone industriali che li avevano prodotti, si è aggiunta anche la beffa della distanza tra il Vastese e Pescara, sede provvisoria dell’ARAP, che complica notevolmente la capacità di dare risposte ad un territorio, praticamente abbandonato a se stesso”.
Per Spadano, quindi, “in una situazione come quella descritta lo stato d’animo degli operatori, degli imprenditori e degli amministratori del Vastese, non è molto predisposto ad assistere alla diatriba della destinazione della sede dell’ARAP, se all’Aquila o a Pescara, rappresentando questa l’ultima delle preoccupazioni in merito. Il vero problema, che si ripresenta quotidianamente agli occhi della collettività, è rappresentato dalla esigenza non più rinviabile di dare risposte agli operai e alle maestranze e agli imprenditori che frequentano le nostre zone industriali privi di illuminazione, di segnaletica, di manutenzione alle strade, ai canali, al verde, alla sicurezza. Inoltre i servizi di assistenza, di consulenza e di promozione delle iniziative imprenditoriali, in assenza di una entità certa e qualificata, alla quale fare riferimento in una delle zone industriali più strategiche della Regione, diventano carenze gravi per il futuro del nostro territorio”.
Da qui la riflessione: “Per quale motivo, in presenza della realtà precedentemente descritta, il Comune di San Salvo e i comuni che partecipano alla zona industriale del Vastese dovrebbero accapigliarsi sulla sede dell’ARAP, che, sulla base di dati oggettivi, sarebbe dovuta rimanere a Vasto, e non riflettere seriamente sulla opportunità del permanere in una Agenzia, accollandosene gli oneri, che non si occupa minimamente delle problematiche e del futuro della nostra economia industriale?“.
Parzialmente concorde, soprattutto per quanto riguarda la “assenza di operatività”, il consigliere regionale Mario Olivieri: “Per ciò che concerne i contenuti della riflessione dell’ex consigliere regionale Eugenio Spadano sulla sede e sulle attuali capacità operative dell’ARAP, nel concordare sulle sue preoccupazioni, circa la scarsa o nulla operatività dell’attuale Agenzia, che, di fatto, ha ulteriormente confuso le competenze e le autonomie degli ex Consorzi Industriali, ritengo che la disputa tre Pescara e l’Aquila sia degna di una interpretazione diagnostica circa uno sdoppiamento della personalità, da affidare ad uno dei migliori psicoanalisti di discendenza freudiana. Mi chiedo, infatti, cosa hanno a che fare l’Aquila e Pescara sulla sede dell’ARAP, se, come giustamente sostiene Lolli, i siti delle attività produttive più importanti in Abruzzo risiedono nelle zone più a sud dell’Abruzzo, ossia nella zona nel Vastese e nella Val di Sangro, che per altro avevano gli unici Consorzi attivi in Abruzzo, e che sono stati costretti, da Chiodi, ad impiegare le loro risorse per venire in soccorso di quei Consorzi (vedi Pescara, appunto), che avevano accumulato decine di milioni di euro di disavanzi.
“Secondo il mio punto di vista, – scrive Olivieri – data la attuale completa assenza della operatività nelle aree industriali del Vastese degli ex consorzi, e la non condivisione, circa la dislocazione della sede dell’ARAP in territori diversi da quelli delle aree nelle quali esiste la più alta concentrazione di insediamenti industriali, il Vastese e la Val di Sangro, quindi il sud del Chietino, ritengo che la sede dell’ARAP, così come sostenuto dai consigli comunali di San Salvo e Vasto, debba essere riportata a Vasto, o, in alternativa in Val di Sangro. Ciò, allo scopo di tutelare il 70%della produttività della nostra Regione, e allo scopo di fugare qualsiasi tentativo di speculazione, su una questione che riteniamo di vitale importanza per la dignità e lo sviluppo economico del sud dell’Abruzzo e del sud del chietino. Fare altro significherebbe mancare di rispetto all’impegno e alla dignità di migliaia di persone e di centinaia di imprenditori, che giornalmente lavorano e producono reddito per l’intera Regione”.
“Nel dare atto, pertanto, all’ex consigliere regionale Spadano, circa la necessità di chiarire fino in fondo la opportunità della permanenza nell’ARAP dei comuni del comprensorio a sud del chietino, in mancanza di una risposta adeguata della Regione Abruzzo, sulle giuste richieste formulate, – conclude Olivieri – il sottoscritto si iscrive nella lista dei sostenitori della giusta azione di sollecitazione, nei confronti della Giunta Regionale, nel sostenere le ragioni del nostro territorio e si rende disponibile per ogni azione a supporto delle giuste aspettative del Vastese”.
A riguardo, è arrivata anche la riflessione dell’esponente del Pd Agostino Monteferrante: “Ho letto, con attenzione, le riflessioni di Eugenio Spadano sulla localizzazione della sede dell’ARAP. L’ARAP è l’Agenzia Regionale Delle Attività Produttive ed è costituita, in forza della LR n. 23 del 29 luglio 2011, attraverso la fusione dei consorzi industriali di Teramo, Vastese, Val di Sangro, Avezzano, L’Aquila e Sulmona. Questa agenzia nata per riordinare le funzioni in materia di aree produttive ad oggi ha riordinato poco. Si è smantellato un patrimonio di conoscenze e strutture in favore di una carrettata di confusione e di faremo. Le imprese pagano i servizi sia all’Arap che ai Comuni senza benefici evidenti . Alla costituzione dell’ARAP, il Vastese ha contribuito con 11 milioni di euro su un totale di 26 milioni. Il Consorzio della Val di Sangro con 6 milioni di euro. Attraverso il patrimonio e la liquidità del Vastese si stanno ripianando debiti di altri ambiti territoriali”.
“Il territorio tra il Sangro ed il Trigno, – prosegue Monteferrante – la Mesopotamia industriale d’Abruzzo, produce gran parte del Pil regionale ed è primo per le esportazioni. È di tutta evidenza che a fronte di queste considerazioni, il minimo che ci si sarebbe aspettati era che la sede regionale, di detta agenzia, fosse individuata nel vastese. Esistono a tale merito impegni anche del Consiglio Comunale di San Salvo, da Spadano presieduto. Si chiede Spadano, se sia così importante avere la sede dell’ARAP o se non sia più conveniente uscire dall’agenzia. Certamente non è di vitale importanza avere, in loco, la sede, anche se sarebbe strategica e vantaggiosa ma non è una domanda da porsi adesso. Oggi a cose fatte rinunciare anche a rivendicare la sede aggiungerebbe danno al danno. Perdere definitivamente la sede dell’ARAP , già allocata in via ‘provvisoria’ presso la Regione Abruzzo a Pescara, sarebbe una beffa. Non si aggiunga danno al danno. Una gestione diretta delle aree industriali da affidare ai comuni ed alle imprese sarebbe stata la scelta più opportuna ma, senza una auspicabile revisione della legge, cosa significherebbe oggi uscire dall’ARAP? Considerato che ‘il recesso non attribuisce ai soci il diritto al rimborso degli apporti’, uscire oggi significherebbe perdere, oltre ad ogni possibilità di indirizzo, presso l’agenzia regionale, anche l’intero patrimonio già apportato. Non facciamo che dopo aver verificato l’assenza sospetta dei buoi, ci facciamo espropriare, definitivamente, anche la stalla”.