È stato inaugurato nel tardo pomeriggio di ieri, in via Umberto I a Fresagrandinaria, il Museo Contadino e delle Migrazioni appartenente alla Rete museale delle migrazioni della Valle del Trigno.
Prima del consueto taglio del nastro, incontro presso l’Aula consiliare del Comune – introdotto da un breve intermezzo musicale di due giovani musicisti dell’orchestra giovanile Musica… in crescendo – per un momento di approfondimento moderato dal giornalista Orazio Di Stefano, con gli interventi del sindaco di Fresagrandinaria, Giovanni Di Stefano, del curatore del museo, Pierino Giangiacomo, del professor Domenicangelo Litterio, già dirigente scolastico e storico, del presidente della Rete museale delle migrazioni della Valle del Trigno, l’onorevole Arnaldo Mariotti, e dell’assessore regionale Donato Di Matteo. Presenti anche l’architetto Paola Di Biase che ha curato il progetto Fesr del Museo e molti amministratori dei comuni appartenenti alla Rete museale.
In apertura, il sindaco Di Stefano ha tenuto a ringraziare quanti hanno reso possibile la realizzazione di un progetto che intende omaggiare la “civiltà dei contadini, non la civiltà contadina” – come ha tenuto a sottolineare il moderatore, Orazio Di Stefano – e il sacrificio dei tanti emigrati. Il sindaco di Fresa ha anticipato che al progetto manca la parte dedicata al fenomeno dell’immigrazione di rientro, resa possibile dallo sviluppo industriale: “Oltre alle grandi aziende di San Salvo e della Val di Sangro – ha precisato Di Stefano – anche la nostra piccola zona industriale ha dato il suo contributo con 400 posti di lavoro“.
È stato poi il curatore, Pierino Giangiacomo, a illustrare nello specifico le caratteristiche dell’esposizione, allestita da Marco Rapino, della cooperativa Parsifal, che si compone di tre sezioni: il lavoro, la casa e le migrazioni: “Intanto – ha sottolineato Giangiacomo – dico che gli oggetti, le foto e i documenti esposti, in gran parte sono fresani ed autentici, anche se alcuni in fotocopia. Alcuni provengono da Castiglione Messer Marino, qualche altro da Vasto. Solo poche immagini sono riferibili a paesi vicini”. Giangiacomo ha poi tenuto a ricordare la storia del mondo contadino e la forza e la tenacia del suo popolo, naturalmente come gli altri interessato al fenomeno della emigrazione: “Oggigiorno, però – ha rimarcato Giangiacomo – Fresagrandinaria da paese di emigranti è diventata meta di immigrati, dalla Romania, dall’Ucraina e da altri Paesi”. Infine la raccomandazione per quanto riguarda il Museo: “Abbiamone cura, non lasciamolo morire”.
A seguire, l’intervento del professor Litterio, il quale ha inquadrato il fenomeno della migrazione in un contesto più ampio, sottolineando come lo stesso sia parte integrante della storia dell’uomo, non un fenomeno sporadico legato esclusivamente a contingenze storiche. Litterio ha poi illustrato i passaggi più importanti del suo studio in corso sulle migrazioni e si è congratulato per il progetto portato avanti a Fresagrandinaria: “Eventi come questi non si sviluppano se la comunità non è in grado di recepirli, quindi un plauso particolare non solo all’amministrazione comunale, ma a tutta la popolazione. Finché la storia verrà scritta solo da vecchi baroni universitari che sono mossi da logiche diverse, non avremo mai la nostra vera storia, per questo vi invito a non sottovalutare l’importanza di questo progetto“.
È stato poi il presidente della Rete museale, l’onorevole Arnaldo Mariotti a spiegare la struttura della rete a cui anche il Museo di fresa è entrato a far parte, insieme a Lentella, Castiglione Messer Marino, Castelmauro, San Felice del Molise e altri “centri di documentazione”, allo scopo di “valorizzare la nostra storia, che deve renderci orgogliosi”. La associazione che gestisce la rete, ha spiegato Mariotti, è sempre aperta a nuovi contributi, tant’è che per l’occasione Pierino Giangiacomo è stato nominato primo socio onorario.
In chiusura, l’intervento dell’assessore Di Matteo, che ha ricordato la “miopia” della politica nazionale e regionale che per tanto tempo ha “defraudato” le zone interne, che hanno subito un lento e costante impoverimento, sia in termini demografici che economici. Tra le cause rilevate dall’assessore, la progressiva chiusura dei servizi: istruzione, sanità, uffici postali, tante le carenze che hanno fatto del territorio interno uno spazio ben poco appetibile a investitori e residenti. Tra i modi per invertire la rotta, per l’assessore Di Matteo c’è una proposta normativa che riservi all’entroterra quote specifiche per quanto riguarda i bandi europei. Di Matteo ha poi aggiunto un ulteriore tassello a quelle che vengono considerate le motivazioni dell’emigrazione, quello relativo al sistema fiscale: “C’è gente che emigra per trovare migliori condizioni economiche, migliori servizi, ma è in atto anche un nuovo tipo di emigrazione, quella alla ricerca di un sistema fiscale più equo“.