Una interrogazione, firmata Davide D’Alessandro, e una mozione firmata dallo stesso, insieme ad Andrea Bischia, Nicola Del Prete, Massimo Desiati ed Etelwardo Sigismondi saranno presto all’attezione di sindaco e Consiglio Comunale sul tema della toponomastica e dello stemma comunale.
Per quanto riguarda il primo caso, D’Alessandro scrive: “Premesso che, nella nostra città, al momento, sono state individuate alcune vie che, per un verso hanno una dicitura errata e, per un altro, non si sa a chi facciano riferimento; entrando nello specifico: ex via Gabriele Rossetti, oggi via Francesco Pietrocola, non sappiamo a chi risulti dedicata. Esiste, per la verità, un Francesco Pietrocola, fratello dell’ex Sindaco di Vasto, ma non crediamo che una qualche amministrazione abbia potuto pensare a lui; via F. Paolo Della Penna è già stata più volte segnalata come strada dedicata non ad un esimio sconosciuto, bensì a un non esistente; via Giuseppe Imbastato, come ha fatto notare il sito web zonalocale.it, reca una consonante “b” al posto di un’altra “p”, che sarebbe quella corretta; via S. Felice, una traversa di via Valloncello, in realtà non è dedicata a un Santo, bensì a Luisa Sanfelice, una delle protagoniste della rivoluzione napoletana del 1799. Ergo, la dicitura esatta è L. Sanfelice, tutto attaccato, come Casalbordino”. Ciò premesso, D’Alessandro intende interrogare il sindaco “per sapere come sia stato possibile commettere simili errori, che denota una sorta di sciatteria amministrativa, e in quale modo e in quanto tempo intende porvi soluzione”.
Altra questione, quella dello stemma, per cui è stata presentata una mozione: “?Il Consiglio comunale di Vasto,?? premesso che da un’articolata nota redatta dal Prof. Luigi Murolo, leggiamo quanto segue: Lo Stemma di Vasto descritto al § 2.6 dello Statuto comunale in vigore recita in questi termini: ‘Lo stemma ‘è un campo levigato ellittico quadripartito da diametri dell’ellissi, ove a destra del risguardatore il colore aureo in alto e l’argenteo in basso rifulgono, mentre opposto sito tengono i due metalli a sinistra‘. Inoltre è ‘modellato sul descritto stemma il comunal sigillo’, circondato dalla leggenda ‘Vastum olim Romanum Municipium’. Al contrario, osservando il labaro della città si ottiene una descrizione diversa che, secondo il linguaggio araldico, assume la seguente dicitura: ‘inquartato al primo e al quarto quarto d’argento e al secondo e al terzo di rosso sormontato da corona con foglie di acanto d’oro di cui cinque visibili, sostenute da punte , e alternate da otto perle, di cui quattro visibili e il tutto racchiuso dal motto ‘Vastum olim Histonium Romanum Municipium’. ?Faccio presente che, nelle rappresentazioni comuni, l’argento è sostituito dal bianco e l’oro dal giallo. Stando così le cose, ci troviamo di fronte a una profonda discrepanza tra la norma dettata dallo Statuto e la rappresentazione. Delle due ipotesi, l’una: o è errata la blasonatura del labaro o quella contenuta nello Statuto Comunale. Il Consiglio Comunale deve risolvere al più presto tale incresciosa situazione. (Per conoscenza, ricordo ai membri del Consiglio che la descrizione contenuta nello Statuto è ripresa ad litteram dalla Storia di Marchesani, p. 115)”. La mozione, quindi, “impegna il sindaco ad aprire un confronto con il Presidente del Consiglio e l’intera Assemblea per risolvere il problema sollevato”.