Snobbato a Vasto, accolto in Australia con interviste e proposte di lavoro. E’ la storia di Donato Olivieri, campione del mondo di pizza a squadre nel 2010, costretto a emigrare per la seconda volta in Australia a distanza di tre anni. Nessuno è profeta in patria.
Anche lui è uno dei nuovi emigranti. Giovani che abbandonano il Vastese per cercare all’estero la svolta della propria vita.
Donato Olivieri è uno che non ha peli sulla lingua e confida a Zonalocale con quale stato d’animo è partito pochi giorni fa quando, nella notte prima di prendere l’aereo per andare dall’altra parte del mondo, gli hanno anche rubato la macchina.
Perché hai deciso di ripartire e tornare in Australia?
“Perché sono stufo delle ingiustizie, delle raccomandazioni, dei favoritismi, dell’ignoranza e della presunzione che ho sopportato sulla mia pelle per troppo tempo”.
Dove lavorerai?
“Ho varie proposte lavorative, che sto vagliando. Grazie a Dio, conosco discretamente il mio lavoro ed una manodopera specializzata come la mia qui è molto ricercata. Gli australiani sono abituati ai pizzaioli che hanno alle spalle trenta giorni di corso teorico-pratico quindi, quando vedono lavorare un professionista serio, fanno a gara per ingaggiarlo”.
E’ vero che la stampa australiana ti ha già dedicato un’intervista?
“Si, la prima volta che sono arrivato. Sono stato davvero onorato dell’accoglienza e del rispetto che ho ricevuto, cosa che a casa mia, sia sotto il profilo umano che professionale, non ho mai avuto”.
E’ vero che ti hanno rubato l’automobile nella notte precedente alla partenza?
“Sì, una delle cose che hanno consolidato in me la voglia di andar via. Un episodio che ho preso come un ulteriore segno premonitore del fatto che debba finire il legame con quella terra a cui ho dato tanto ma che, al contrario, non mi ha dato nulla”.
Quindi è una scelta definitiva? Non tornerai?
“Ho deciso che in Italia, e sopratutto a Vasto, tornerò solo in vacanza, anche se casa mia è a San Salvo e, sinceramente, mi pento di non aver aperto lì la mia pizzeria e di essermi fidato del luogo comune secondo cui ‘Vasto é una città turistica’, ma sappiamo bene che qui c’è disorganizzazione e ignoranza politica e che il vastese in sé ha la puzza sotto il naso. E, soprattutto, ci sono troppa invidia e troppa cattiveria da parte dei titolari di attività analoghe alla mia. Negli ultimi due anni, dopo la mia prima esperienza lavorativa australiana, ho deciso di dare per sempre una svolta alla mia vita. Amo l’Australia perché c’è meritocrazia ed avere qualche amico in Comune non conta. Qui potrò davvero affermarmi per quello che sono e per quello che valgo e, soprattutto, qui contano i fatti e non le auto-recensioni su TripAdvisor. Saluto le tante persone che mi vogliono bene e mi hanno sostenuto e cercato di trattenere lì. E saluto anche i nemici, che un giorno sentiranno parlare di me fino a Vasto”.