“È necessario mettere in campo un menù per attrarre investimenti. Ci vogliono la disponibilità effettiva dei siti e la loro flessibilità, una rete di collegamenti, viaria e ferroviaria, efficiente, e la banda larga. E poi occorre che la pubblica amministrazione sia capace di procedure sartoriali per rispondere alle esigenze degli imprenditori. Dobbiamo fare in modo che in Abruzzo riprenda una stagione di investimenti”.
Erano queste le parole del presidente della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso pronunciate nel maggio 2014 davanti alla Golden Lady di Gissi durante la campagna elettorale. Un anno e mezzo dopo, tutto questo non è avvenuto. La rete di collegamenti, viaria e ferroviaria, con la Val Sinello resta una chimera. Non pervenuta neanche la banda larga. Soprattutto, è assente il “menù” per attrarre investimenti.
Un anno e mezzo dopo non è rimasto che il silenzio intorno allo stabilimento gissano. Lo hanno denunciato ieri i sindacati [LEGGI], lo vivono sulla propria pelle le centinaia di lavoratori lasciati a piedi da Nerino Grassi.
Proprio da una delle famiglie interessate dalla terribile crisi lavorativa parte una seconda lettera aperta indirizzata al governatore D’Alfonso. A scriverla è Caterina Coppola, 22enne di San Salvo che già circa un mese fa ne scrisse un’altra [LEGGI]. A questa non vi fu alcuna risposta, mentre per il padre e i tanti altri ex il tempo si assottiglia. La stessa lettera è stata citata da Rucci (Cgil) che ha accusato di il presidente della Regione di non averla degnata di attenzione.
LA LETTERA
Sono di nuovo qui a scriverle e non mi arrenderò fino a quando non riceverò una risposta. Sono ormai passate più di due settimane da quando ho tentato gentilmente di avere un confronto con lei, riguardo quello che è accaduto, che sta accadendo e che accadrà a mio padre e ai tanti operai coinvolti nello scandalo (perché io così voglio definirlo) della chiusura della Golden Lady di Gissi.
A me non interessa che lei sia impegnato o meno, non mi riguarda minimamente la sua quotidianità, perché ritengo che lei abbia l’obbligo morale di rispondere a quelli che sono i suoi doveri, anche se questo significa sacrificare un solo minuto della sua ricca giornata. Non mi interessa neppure udire risposte come “Vi aiuteremo”, perché come lei sicuramente saprà, il futuro di queste persone è appeso ad un filo e i suoi finti atti caritatevoli prolungano soltanto la nostra agonia.
Lei ha l’OBBLIGO MORALE, di disilludere queste decine di persone. Basta con gli slogan e le sfilate durante i presìdi, basta anche al suo continuo esporsi nelle tv regionali senza dare alcun risultato. Qui c’è in ballo la vita di decine di persone! Come dissi nella precedente lettera, non ho alcuna paura di esporre le mie idee e i miei ideali, anche se questo dovesse mai costarmi la serenità. La serenità, le persone come lei, l’hanno strappata dal nostro cuore da tempo ormai. L’unica cosa che ci rimane è la dignità e quella caro D’Alfonso, non ce la toglierà mai, costi quel che costi.
Questa lettera (ormai la seconda, ma ce ne saranno altre se la sua omertà non cesserà) non è una elemosina, neppure una richiesta di aiuto, è un dire “VOGLIO I MIEI DIRITTI”. Sì ha capito bene, non è una richiesta, è un ordine. Se lei dovesse male interpretare questa lettera, butterebbe di nuovo all’aria anni di lotte per i diritti civili e anche interi studi di sintassi. Una cosa le voglio ribadire e ricordare: la mia famiglia e tante altre, non hanno più tempo. Una cosa è certa caro D’Alfonso, qualsiasi cosa accadrà a tutte queste famiglie, sarà tutta COLPA SUA e di TUTTI QUELLI COME LEI. Ogni lacrima versata, ogni umiliazione subita, ogni gesto disperato (che spero mai ci sarà) porterà la sua firma e quella di tutti i suoi “adepti”. Lo consideri una sorta di “omicidio morale”.
Non mi dica neppure che la mia precedente lettera non le è stata recapitata,perché non ci crederei neppure se lo vedessi. Lei sta continuando ad uccidere le nostre speranze con i suoi lunghi e ingiustificati silenzi. È un po’ come se lei avesse una sorta di protezione/immunità dalle grida sorde degli operai ai quali un tempo aveva promesso perfino la Luna. Ricordi che il peso di una coscienza non pulita diventerà con il tempo, più insostenibile di qualsiasi altra cosa al mondo. Dorma pure sogni sereni, ma non dimentichi i volti degli operai che ha sadicamente illuso.
Distinti saluti
Caterina Coppola, ennesima vittima/figlia della crisi che non si è ancora arresa