La Banca di Credito Cooperativo della Valle del Trigno festeggia i suoi 30 anni di attività. La tre giorni di appuntamenti si concluderà questa sera, alle 18, con la messa celebrata dal cardinal Menichelli nella chiesa di San Nicola a San Salvo. Ieri, all’incontro dei soci, che si è svolto presso il PalaBCC di Vasto, ha preso parte anche Alessandro Azzi, presidente della Federazione Nazionale del Credito Cooperativo.
È un momento di festa per la banca che vive un anniversario importante nel suo cammino.
In più occasioni, negli ultimi anni, sono stato ospite della BCC Valle del Trigno e del suo presidente, l’amico Nicola Valentini. Dal punto di vista emozionale, come si conviene a chi è cooperatore del credito, ci sono tante ragioni che mi hanno spinto ad essere qui volentieri.
La BCC Valle del Trigno ha attraversato epoche storiche ed economiche differenti da loro, sia sul piano globale che su quello locale. Essere operativi ed in salute è un bel risultato.
Indubbiamente solamente una impresa che si fonda su valori ed è gestita da persone di alta professionalità può raggiungere un traguardo come questo. Ma, se vogliamo la BCC Valle del Trigno, è un ramo del grande albero della cooperazione di credito italiana che affonda le sue radici addirittura alla fine dell’800 e h sviluppato la sua attività attraverso oltre un secolo.
Lo slogan che vi identifica è “la mia banca è differente”. In cosa vi sentite differenti dagli altri istituti di credito?
Le BCC sono società di persone, cooperative mutualistiche, di proprietà dei territori e questo si trasfonde in una operatività peculiare che si fonda sulla relazionalità, sulla conoscenza, sull’obiettivo di lavorare per il bene comune gestendo un elemento primario e indispendabile come il denaro e come l’operatività finanziaria. Lo facciamo da tanti anni e in maniera almeno soddisfacente, è dimostrato dalla lunga storia e dai crescenti successi.
Lo scorso ottobre nella sede di San Salvo venne affrontato il tema dell’economia civile [con il professor Zamagni e monsignor Santoro – LEGGI]. È questo un paradigma che fate vostro per superare la crisi?
Indubbiamente quello che è capitato in questi anni, la cosiddetta crisi nella quale ci stiamo ancora dibattendo, dovrebbe far approfondire riflessioni sul modello di società e di crescita nel quale abbiamo operato riconducendo anche le riflessioni e le strategie a un impegno a mantenere la persona al centro e quindi a non vedere uno sviluppo fine a se stesso ma improntato al ben-essere delle persone. Siamo convintamente sostenitori di questi valori che peraltro trovano riscontro nelle ultime encicliche, nelle parole dei Pontefici. In particolare nella Caritas in veritate, di Benedetto XVI, viene evidenziato il ruolo delle banche di credito cooperativo come testimonianza di amore intelligente.
La rete delle banche di credito cooperativo si consolida e si sviluppa anche di fronte ad un panorama economico in continuo mutamento.
Non a caso prima ho parafrasato l’albero, come segno di radicamento nel territorio e come crescita che porta le BCC a continuare a diffondere la loro presenza. Questo è avvenuto anche negli anni della grande crisi, ci sono le premesse perchè questo possa continuare a svilupparsi anche se l’unione bancaria e le direttive e le normative che vengono dall’Europa tendono ad una omologazione che non ci piace, non è verso il nostro modello e quindi contro questi pericoli noi siamo fortemente impegnati.