‘Che ti move, o omo, ad abbandonare le proprie tue abitudini delle città, lasciare li parenti e li amici ed andare in lochi campestri per monti e per valli, se non la naturale bellezza del mondo’. Con questa celebre frase di Leonardo Da Vinci, ha inizio il racconto di una vera e propria avventura- sarebbe riduttivo chiamarla semplicemente viaggio. Un’avventura durata undici giorni lungo le bellezze di uno dei tragitti più ambiti, nell’ultimo periodo, da parte degli appassionati e turisti: il cammino di Santiagio De Compostela. Muniti di bicicletta e grande spirito di sacrificio, Luigi Maggio e Mario Di Filippantonio, della società ciclistica Valle del Trigno, hanno scelto di vivere questa esperienza ognuno per i propri motivi: “Nel 2003- racconta Luigi- ho fatto il primo cammino a piedi e da lì mi si è spalancato un mondo nuovo sui cammini che mi hanno portato a percorrere le strade di Spagna, Francia e Italia” mentre per Mario la motivazione è un’altra, se pur simile: “Da alcuni anni avevo in mente di fare un viaggio e ho sempre pensato che l’unico mezzo di trasporto giusto per farlo fosse la bicicletta. Questa idea è nata dal fatto che durante le uscite in bici da corsa, rimanevo colpito e affascinato da quei bikers che incontravo per le strade con sacche montate ai lati della ruota posteriore e qualche volta anche sulla ruota anteriore. La scelta è caduta sul cammino di Santiago de Compostela”.
Decisi più che mai ad intraprendere quest’avventura insieme, i due sono partiti da San Salvo e il 30 agosto 2015– dopo un viaggio in nave- sono arrivati a Barcellona. Il giorno seguente, dalla magnifica città spagnola si sono diretti a Roncisvalles dove hanno fatto la ‘rituale’ registrazione che certifica, attraverso un timbro, l’intenzione di voler intraprendere il cammino di Santiago. “A Roncisvalles- ricorda Mario- abbiamo fatto amicizia con Silvia. Lei veniva da Milano e si mostrò subito desiderosa di unirsi a noi. Quel giorno andammo alla messa per ricevere la benedizione del pellegrino. Dopo la cena con altri viandanti, stanchi morti, siamo andati a dormire. Dal giorno seguente in poi il nostro mezzo di trasporto è divenuto la bicicletta”. L’inizio di questa avventura non è stato dei migliori: “Il primo giorno– racconta ancora Mario- abbiamo pedalato sotto la pioggia. Malgrado lo sforzo fisico in più e il rischio di cadere, non ho mai avuto pensieri negativa. La forza di volontà e la fede sono state le motivazioni principali che mi hanno spinto ad affrontare il faticoso ma bellissimo pellegrinaggio. Ma anche il desiderio di vivere nuove esperienze, per la voglia di viaggiare, per amore dell’ avventura”. Da Roncisvalles i due attraversano Pamplona, Puente la Reina ed arrivano a Estella. Da qui, poi, attraversano Logrono, Najera e giungono a Santo Domingo de la Calzada. Da qui arrivano a Burgos, poi a Hontanas e infine decidono di fermarsi a Sahagun. “Un viaggio del genere- racconta Luigi- normalmente richiede trenta giorni per percorrere i suoi 800 km, ma è stato compresso in otto tappe più una per giungere fino a Muxia. Andare in bici non è paragonabile minimamente al lento andare a piedi. I paesaggi scorrono più velocemente, si ha meno tempo per ‘assaporarli’ e rimane poco tempo per fare i turisti, si passa più velocemente su strade o luoghi. Mentre chi va a piedi, magari nel finale di tappa, ha ancora voglia di visitare le grandi cattedrali di Burgos o Leon. A noi la tabella di marcia imponeva soltanto uno sguardo esterno”. Nonostante la velocità impostali dal tempo a disposizione, per i due è stata comunque “un’immersione totale nella storia e nel significato spirituale che ti accompagna ogni momento” come ricorda ancora Luigi. “I paesi che abbiamo attraversato sono bellissimi, tenuti bene, verdi e ricchi di profumo. Ho apprezzato le cose semplici, un letto dove dormire, un pasto caldo, la cordialità ed il rispetto per le persone. Ho scoperto che la gioia e la pace del cammino risiedono in ogni momento della nostra vita. Appena fuori da Pamplona e per tutto il cammino, ho trovato decine e centinaia di gigantesche centrali elettriche, eoliche, poste in sommità del territorio senza danneggiare l’ambiente. Sintomo di un grande amore verso la natura da prendere come esempio in Italia”.
Fatti 108 Km sino a quel momento, il viaggio continua: da Sahagun i due attraversano Leon, si fermano a Hospital de Orbigo, poi Astorga, poi Ponferrada e infine arrivano a Villafranca del Bierzo. Ogni luogo con la sua magia; l’avventura prosegue verso la scalata a O Cebreiro (dislivello di 1288 m, percorso molto duro di circa 6 ore sulla bici) per entrare nella Galizia. “Fare ogni giorno 100 km per nove giorni consecutivi non è facile- ribadisce Luigi- ma nonostante questo, non ho mai pensato di non farcela. Quell’entusiasmo che mi ha accompagnato per tutto il cammino, la fermezza e il saluto che ricevevo da tutti i pellegrini, mi dava una grande forza”. E infatti il viaggio per i due prosegue: da Sarria attraversano Portomarin, Melida , Arzua e, dopo altri 122 Km, arrivano a Santiago de Compostela. Lì, dopo qualche foto davanti alla cattedrale, si recano all’ufficio di accoglienza del pellegrino per farsi dare la ‘compostela’, dove li sono state controllate e certificate tutte le credenziali che hanno ricevuto durante il cammino. L’ultimo giorno Luigi e Mario decidono di andare anche a Muxia, dove il loro viaggio termina. Complessivamente i due hanno percorso 920 km. “Quando siamo arrivati alla periferia di Santiago- raccontano- ed alla nostra destra comparve il cartello ‘Santiago, gioia, allegria, soddisfazione e orgoglio’ ci siamo detti: ce l’abbiamo fatta. Non era così scontato”. E di questa avventura ad entrambi rimarrà un ricordo indelebile: “Uno degli aspetti migliori di questa esperienza sono gli incontri con altre persone. Per chi va in bicicletta gli incontri sono rari e ciò avviene solo alla fine della giornata. Scorrono trai pellegrini, sconosciuti, calore e simpatia. Ci si sente uniti, qualsiasi sia l’età, la religione, la razza e la posizione sociale. Questo cammino ci ha regalato momenti magici ed esperienze uniche che ci aiuteranno ancora a crescere. Lo porteremo con noi tutta la vita. C’è tanto amore nel cammino, c’è tanto cammino per questo amore”.
Al termine di questa avventura, i due già pensano di intraprenderne un altra: “Il viaggio è importante quanto la meta. Anzi spesso di più, perchè esso è movimento, conoscenza, trasformazione. Tuttavia raggiunta la meta si riparte subito verso un’altra destinazione. Abbiamo già pensato per il prossimo anno di voler visitare la costa balcanica, anche se abbiamo in mente di vedere anche il Capo nord. In fondo, se si possiede una buona bottiglia di vino, un libro e un grande amico, si può andare dappertutto”.