“Chiedo se sia stata una buona soluzione del problema la decisione di allontanare mio figlio dalla classe che ha frequentato fino allo scorso anno”. A chiederlo è M., padre di un alunno di 5 anni della Scuola Spataro di Vasto. Per rispetto della privacy del minore, non scriveremo il suo nome, né per esteso quello del papà.
La protesta – “I problemi – dice il genitore – sono sorti nel 2014, quando un’insegnante ha lamentato più volte l’irrequietezza di mio figlio, sostenendo di non poter lavorare serenamente a causa di ciò. Successivamente la scuola ci ha presentato un modulo da firmare per il consenso all’insegnamento di sostegno. Però – afferma il papà – in due visite distinte altrettanti psicologi hanno affermato che il bimbo manifesta solo un disturbo del linguaggio espressivo. Ha delle difficoltà ad articolare determinati suoni complessi e, per questo, è sufficiente un recupero linguistico, non presenta altri problemi di apprenditmento. Ma quest’anno, a pochi giorni dall’inizio delle lezioni, ci è stato comunicato il cambio di sezione. E ora mio figlio piange perché si trova con bambini che non aveva mai frequentato prima. Chiedo se sia stata una buona soluzione allontanarlo da quella sezione e dai compagni con cui aveva condiviso i primi anni di scuola”.
La replica – “Il bambino – replica la dirigente scolastica Sandra Di Gregorio – ha delle difficoltà, avendo manifestato disturbi specifici di apprendimento, che comportano bisogni educativi specifici. Al fine di allentare la tensione che si era creata tra la famiglia e l’insegnante, ho pensato che cambiare ambiente avrebbe fatto bene al bambino. Mi è sembrata la cosa migliore da fare, in modo tale da azzerare le tensioni e ricominciare l’anno scolastico con nuovi docenti e compagni, cosa che ha giovato notevolmente alla vita scolastica dell’alunno, che risulta ben integrato in questa nuova sezione. Ho anche proposto alle famiglie di partecipare un apposito osservatorio con corsi di educazione alla relazione con la scuola, che la scuola sta organizzando”.