“Il tratto vastese della statale 16, per numero di incidenti e morti, rappresenta una delle strade più pericolose d’Italia”. È la valutazione implacabile del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, che ieri, incontrando sindacati e imprenditori a San Salvo, ha illustrato anche il piano sulla viabilità. Per quanto riguarda la statale 16, D’Alfonso ha confermato la necessità di “sostenere con forza l’intervento in sicurezza attraverso il progetto di variante“, con un progetto da 200 milioni di euro, già illustrato nei mesi scorsi. Al momento, però, il presidente D’Alfonso non si è sbilanciato sui tempi di realizzazione, anche perché l’iter burocratico potrebbe essere ancora lungo. La prossima scadenza è fissata per il 23 settembre per un incontro a Roma con i sindaci per la firma del “documento di finanziabilità” della variante. Stesse criticità rispetto alla pericolosità sono state poi rilevate a carico dell’autostrada A14, pure particolarmente insidiosa nel tratto meridionale abruzzese, per la quale è emersa la necessità di una più puntuale manutenzione.
Capitolo a parte, quello della cosiddetta “viabilità minore”, ovvero quella dell’entroterra, per la quale il presidente D’Alfonso ha ricordato che sono già stati finanziati 193 milioni di euro (dei quali 148 già erogati). Inoltre, D’Alfonso ha espresso la volontà di riservare 100 milioni dei 133 che liquiderà Palazzo Chigi in virtù dell’inserimento del territorio interno tra quelli considerati in “stato di emergenza”. In tutto, quindi, 293milioni di euro, già erogati o comunque nelle disponibilità del territorio, attraverso l’ente regionale che però, come ricordato dallo stesso D’Alfonso, “non può appaltare”. Insomma, a voler leggere tra le righe, il messaggio di D’Alfonso è stato: la Regione i fondi li ha stanziati, ma sono gli enti locali a doverli utilizzare. Una indiretta sollecitazione alle amministrazioni comunali a… fare il proprio lavoro, anche a fronte di un “dramma della viabilità provinciale che non riceve attenzione da 12 anni”. Il governatore d’Abruzzo ha quindi puntato il dito contro quelle scelte che hanno depotenziato l’ente provinciale, che non riesce più a gestire i servizi attribuitigli, anche se la riforma – essendo del governo Renzi – non può certo spiegare 12 anni di mancati interventi.