Guardando dall’alto la zona industriale di San Salvo, nelle immagini satellitari di Google Maps o similari, si distingue un lungo tracciato verde molto simile alla vegetazione spontanea che cresce dentro i letti dei torrenti minori. In realtà, sotto l’intricatissimo groviglio di rovi e alberelli non corre acqua, ma la vecchia ferrovia nata per agevolare – prima – e supportare – poi – le aziende che si stavano insediando in Piana Sant’Angelo.
PRIMA L’UOVO O LA GALLINA? – Il primo troncone fu realizzato dall’allora giovanissimo Consorzio Industriale del Vastese nei primi anni Sessanta; su questo punto ci sono versioni contrastanti tra chi ne attribuisce la costruzione per trasportare i grossi macchinari all’interno della Siv in via di ultimazione e chi ne colloca la messa in opera a impianto industriale già avviato. Dalle foto d’epoca si nota come la ferrovia sia già presente nel grande cantiere Siv.
A finanziare lo sviluppo dell’area c’era la Cassa per il Mezzogiorno, che destinò cospicui fondi non solo per la ferrovia, ma anche per la realizzazione dell’impianto di depurazione Coniv e per una rete fogniaria adeguata. A fine anni Sessanta i finanziamenti superavano di poco il miliardo di lire; dieci anni dopo si arrivò a oltre 45 miliardi con i quali fu realizzata anche la strada di collegamento con Cupello (E. Felice, Cassa per il Mezzogiorno – Il caso Abruzzo).
VITA BREVE – Al primo tratto dedicato alla Siv (già collegato con la dorsale adriatica), così, se ne aggiunse un altro più esteso che toccava le altri grandi aziende appena nate. Probabilmente all’epoca si immaginava un grosso utilizzo della via ferrata interna – o semplicemente c’erano tanti soldi nel ricco piatto della Cassa per il Mezzogiorno – e non si badò a spese. Pochi sanno che parallelamente a via Grasceta esiste addirittura un raccordo ferroviario: 6-7 binari affiancati che dovevano servire per regolare il traffico delle merci. Oggi è quasi del tutto nascosto dalla vegetazione.
Sempre nella stessa strada, poi, la ferrovia torna verso la zona industriale all’altezza del ponte sull’A14 per costeggiare interamente viale Germania. In fondo alla strada, nuovo cambio di direzione per raggiungere l’Euro Ortofrutticola del Trigno e l’allora Magneti Marelli. In realtà la ferrovia già all’epoca non raggiunse mai l’attuale Denso, terminando definitivamente la propria corsa sul lato opposto di viale Belgio.
A usarla per il trasporto delle merci è stata soprattutto la Siv/Pilkington che ha i binari che terminano all’interno dei capannoni (non mancò purtroppo un drammatico incidente nel passaggio a livello nella zona dell’area di sosta per tir).
INTERRAMENTI – La ferrovia cadde ben presto in disuso (a eccezione, come detto, del troncone dedicato alla Siv); alcuni tratti non hanno mai conosciuto il passaggio di un treno.
A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, il consigliere Giovannino Artese (allora nel consiglio comunale guidato da Arnaldo Mariotti) propose di utilizzarne un tratto per realizzare una nuova strada di collegamento con la marina che portasse direttamente al centro della riviera (a differenza delle due esistenti che la collegano con le due estremità), ma non se ne fece nulla.
Nel frattempo, complice il declino del Consorzio Industriale (oggi diventato Arap e delocalizzato a Pescara), il tracciato ferroviario è diventato terra di nessuno. In alcune zone – grazie a un tacito accordo con lo stesso consorzio – i proprietari dei fondi agricoli hanno interrato la ferrovia. In altre, però, i binari sono finiti sotto il cemento (vedi via Grasceta) e sotto i vialetti d’accesso di abitazioni private.
IL FUTURO – La vecchia ferrovia sansalvese torna in auge a intervalli regolari insieme a un’altra cattedrale del deserto, l’autoporto. Negli anni passati si è ipotizzato un interessamento della Sangritana, ma alle grandi aziende del territorio (Pilkington, Denso, Conad Adriatico su tutte) rispolverare le reliquie poco importa.
Un modesto interessamento ci sarebbe da parte della fabbrica del vetro per la possibilità di abbattere i costi del trasporto su gomma. Riattivare però il vecchio tracciato senza infrastrutture strategiche che funzionano a dovere come lo scalo merci Vasto – San Salvo e il porto di Punta Penna è superfluo.
La destinerebbe a tutt’altro utilizzo, invece, il Forum Democratico (promosso da San Salvo Adesso!, ala renziana del Pd della città). In un convegno tenutosi durante l’estate, gli architetti Agostino Monteferrante e Beniamino Di Rico hanno ipotizzato la realizzazione sul vecchio tracciato di una metropolitana di superficie con treni a batterie a basso costo che collegherebbero marina, zona industriale e città terminando la propria corsa nell’altro mausoleo delle giunte di centrosinistra, il parcheggio multipiano abbandonato di via Montegrappa (dove però l’attuale amministrazione ha intenzione di realizzare un centro polifunzionale con uffici e parcheggi).
Il prossimo 17 settembre (ore 17.30) il presidente della Regione Luciano D’Alfonso sarà a San Salvo per parlare con i dirigenti di Pilkington e Denso di infrastrutture; probabilmente il tracciato tornerà nuovamente nel dibattito politico.
Non è azzardato pensare che la vecchia ferrovia sansalvese resterà ancora a lungo un monumento alla Cassa per il Mezzogiorno.