I migranti ospitati a Schiavi d’Abruzzo al lavoro sulle cassette di metallo che contengono i contatori del gas. Nei giorni scorsi gli immigrati del centro di accoglienza temporanea gestito dalla coopeartiva sociale Matrix hanno usato la tecnica della marmorizzazione per vivacizzare gli anonimi coperchi delle cassette del metano. Dopo essere state smontate, sono state immerse nell’acqua in modo da far restare impressi i colori.
Un’opera di street art che l’amministratore unico della Matrix, Simone Caner così commenta: “L’acqua come metafora di vita, morte e rinascita, sottolinea quindi diversi aspetti della condizione umana di chi come loro è sopravvissuto alla traversata del Mediterraneo, un lungo viaggio sfidando le insidie del deserto e poi del mare per arrivare sulle nostre coste con sogni e incertezze in cerca di un domani. Il contrasto tra antico e moderno, tra il paese che conserva tracce medievali e i colori vivaci e stridenti di matrice espressionista è il risultato di un connubio incantevole che arricchisce il borgo di Schiavi d’Abruzzo“.
Ai lavori hanno partecipato attivamente anche i cinque ragazzi (tre ghanesi e due ivoriani) arrivati da poco, dopo essere approdati a Ortona, nascosti nella stiva di un convoglio partito dalla Costa d’Avorio [l’articolo]. Da alcuni mesi nei comuni del Vastese che hanno sul proprio territorio i centri d’accoglienza, gli immigrati svolgono lavori socialmente utili in virtù di una convenzione stipulata con la Prefettura di Chieti.
“Un’iniziativa importante e significativa – conclude Caner – che riduce le distanze e coinvolge con una sensibilità nuova: un’occasione di incontro e scambio tra le strade, nelle case degli abitanti che invitano i ragazzi immigrati a fermarsi per sorseggiare un caffè. L’esperienza creativa quindi va ben oltre il visibile, si rivela portatrice di segni, attimi, sorrisi, umanità”.