“Le bandiere No Ombrina presenti in gran copia alla contestazione stanno ad indicare che l’intero Abruzzo non accetta di essere asservito a potentati economici, sia nel campo dell’edilizia, sia del petrolio, bensì pretende di indicare le priorità di sviluppo, salvaguardando i beni comuni (mare, montagna, natura, acqua, legami sociali, strutture, servizi)”. Così le Confederazioni Cobas di Pescara, Chieti e Teramo commentano la protesta contro le trivellazioni petrolifere nel mare Adriatico andata in scena ieri pomeriggio all’Aquila, in occasione dell’arrivo del premier, Matteo Renzi.
Secondo i Cobas, “l’Abruzzo ha dato segnali precisi e visibili tesi ad armonizzare le condizioni di vita e di sviluppo del suo paesaggio, perciò non intende svenderlo per quattreo denari ad un pugno di speculatori internazionali privi di scrupoli sociali e ambientali.
Rileviamo con grande soddisfazione la saldatura dei movimenti e la raggiunta unità dell’Abruzzo interno e adriatico nella difesa del diritto a decidere della propria qualità della vita legata alla tutela del territorio. Con l’attenzione verso la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, non solo si continueranno a garantire le fonti di reddito e di benessere dei cittadini, ma si promuoverà pure uno sviluppo energetico teso al futuro e a rigettare l’obsoleto sfruttamento delle fonti fossili. Il popolo abruzzese ha impartito a Renzi una lezione di civiltà”.
“La ricostruzione aquilana – affermano i Cobas – è fatta a tutto vantaggio dei grandi costruttori, cui è permesso, grazie anche al Jobs act, l’utilizzo di manodopera sottopagata, sfruttata e ricattata. Le illusioni (poche) che gli aquilani avevano di innescare un ciclo virtuoso di ricostruzione del cratere del sisma ormai ha ceduto il passo alla rabbia e alla delusione per la continuità del governo Renzi con quelli precedenti”.