Nell’ultimo articolo avevamo parlato di come diverse società italiane di distribuzione e gestione di fondi facciano pagare delle performance fees, cioè delle commissioni su risultati che spesso non esistono ma che dipendono solo dalla modalità temporale del calcolo dei risultati. Pochi giorni fa Consob, l’autorità di controllo e vigilanza del mercato azionario italiano, ha fatto un richiamo ufficiale nei confronti di quelle società che adottano modalità di calcolo delle commissioni che penalizzano i clienti, in pratica confermando in pieno quanto sostenuto nel mio precedente articolo.
Per capire nel dettaglio spieghiamo brevemente come viene calcolata la commissione di performance. Ammettiamo che un cliente investa 1000 euro in un fondo di investimento (azionario, obbligazionario o di qualsiasi tipologia) ad inizio anno e che a fine anno, tuttavia, il fondo abbia perso il 10%, quindi il valore del suo investimento si sia ridotto a 900 euro. Una commissione di performance prevede che si paghi una percentuale (di solito il 20%) su un eventuale guadagno (quindi se il fondo avesse guadagnato ad esempio, il 10% sarebbe stato giusto pagare 20 euro sui 100 guadagnati). In questo caso si pensa di non avere pagato giustamente nulla in quanto non c’è alcun profitto ma solo una perdita potenziale a fine anno. In realtà può essere benissimo che il cliente abbia pagato una commissione anche se il fondo ha perso soldi!! Perché? Dipende molto dalla frequenza del calcolo e dalla volatilità del prodotto finanziario. Se per esempio a metà anno il mio investimento fosse salito a 1100 euro di controvalore e solo a fine anno fosse sceso a 900 euro e il calcolo venisse fatto ogni sei mesi anziché solo a fine anno io avrei comunque pagato 20 euro (il 20%) sui 100 guadagnati nel primo semestre, anche se poi a fine anno il mio guadagno è sfumato e sono anzi in perdita.
E’ facile intuire che più frequentemente viene fatto il calcolo (trimestralmente o mensilmente) e più facilmente il cliente pagherà commissioni su guadagni momentanei, su fluttuazioni di breve periodo anziché su profitti di lungo termine che potrebbero non esserci affatto. Con questo giochetto molte società quotate in borsa fanno dei bei profitti. Secondo un’analisi del broker Citigroup il 30% degli utili di Banca Generali è generato da queste commissioni di performance, una percentuale che sale al 45% per Mediolanum e al 60-65% per Azimut. L’unica società quotata italiana a NON applicare queste commissioni è Fineco. A conferma di questi dati, nella seduta borsistica del 14 luglio, a seguito del richiamo della Consob e di una potenziale forte riduzione dei profitti in futuro, Azimut, Mediolanum e Banca Generali hanno perso quasi il 10% del valore di mercato. La morale: più che sottoscrivere i fondi di queste società conveniva comprare direttamente le loro azioni, le probabilità di guadagnare sarebbero state maggiori…
Alberto Marracino
Consulente finanziario
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