Paolo Longhi ha 18 anni e si è appena diplomato al Liceo scientifico Mattioli di Vasto col massimo dei voti: 100 e lode.
Sei soddisfatto del corso di studi che hai frequentato?
“Il Liceo scientifico è un buon viatico per l’Università perché fornisce una preparazione completa, non solo ed esclusivamente scientifica come gli istituti tecnici o umanistica come il liceo classico, ma ci permette di spaziare nella conoscenza. Anche se alcuni argomenti vengono solo accennati, ci prepara bene per un futuro sia nel campo scientifico che in quello umanistico”.
Preferisci il settore scientifico o quello umanistico?
“L’ambito scientifico è ciò che io preferisco, ma è importante anche quello letterario: la conoscenza dell’inglese è fondamentale in qualsiasi lavoro”.
Quale indirizzo hai scelto per i tuoi studi universitari?
“Sono ancora indeciso. Lo scorso anno ho sostenuto uno stage alla Luiss in varie materie. Ora devo decidere se intraprendere gli studi di medicina o di ingegneria”.
Secondo te, la scuola superiore fornisce una preparazione utile per l’Università e il lavoro?
“Le scuole superiori non preparano al futuro. Spesso si preferisce il programma al reale interesse del ragazzo. Ad esempio, per anni si ripetono gli stessi argomenti di storia, ma spesso non si arriva alla Seconda Guerra Mondiale e, nel 20% dei casi, neanche alla Prima. La nostra scuola superiore non è adeguata all’Università perché è molto teorica e poco pratica, anche perché soffre di un deficit di materiale, per cui ci si limita spesso alla teoria: non c’è collegamento tra teoria e pratica”.
Allora cosa servirebbe per rendere più efficiente la scuola?
“Sarebbero necessarie innanzitutto classi meno numerose. Noi eravamo 26, ce n’era un’altra da 16. E poi servirebbe una rivisitazione dei programmi (raramente in letteratura di va oltre Montale e Ungaretti) e maggiori contatti con i ragazzi che già studiano all’Università”.
Secondo te, nelle scuole i presidi hanno troppo potere?
“E’ una domanda alla quale, sinceramente, non saprei rispondere. Non mi sono mai interessato di ciò che accade dentro la segreteria”.
Una volta terminata l’Università, dove vedi il tuo futuro: lontano da Vasto, oppure cercherai di tornare per mettere a frutto qui le tue conoscenze?
“Non vorrei tornare in queste condizioni. Il laureato italiano sta diventando, per definizione, un emigrante. Se dovessi avere la possibilità di lavorare all’estero, non ci penserei due volte. Il nostro è un Paese arretrato, soprattutto culturalmente. In altri Paesi c’è più sicurezza, molto più aiuto da parte dello stato attraverso borse di studio e agevolazioni per i trasporti pubblici e il cinema; inoltre, la scuola è più efficiente nel preparare gli studenti alla vita”.